Chi mi segue sa che è molto tempo che parlo di “sostenibilità”, specificando che per una vera transizione occorre tenere in piedi l’aspetto economico, quello sociale e ambientale: un trattore fermo non inquina ma allo stesso tempo non produce nulla e non crea occupazione.

Oggi, con il terzo Governo di questa legislatura, nasce il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) che introduce ufficialmente nel dibattito politico italiano la questione di fare le cose ne modo giusto; personalmente sono molto felice di ciò perché da tempo, questo tema, è il fulcro della mia azione politica.

Esiste, quindi, un sistema che può farci capire se stiamo facendo la scelta giusta? Sì! E penso di averlo trovato quantomeno per il settore agricolo. Non mi risulta ci abbiano già pensato altri, ma in anteprima lo voglio condividere con voi, annunciando che sarà oggetto del mio prossimo seminario dal titolo Transazione ecologica è fare la scelta giusta! 

In breve, se pensiamo ad un azienda agricola, sappiamo che essa sfrutta risorse naturali per produrre cibo e la prima domanda è: quanto impatta sull’ambiente? La stessa azienda agricola ha, inoltre, l’esigenza di fare investimenti per migliorarsi e, quindi, la seconda questione è: vale la pena farlo? ripagherò i miei debiti? Infine, se decido di migliorare la mia produttività: qual è la scelta giusta da fare per essere economicamente sostenibile e allo stesso con un impatto non negativo sull’ambiente?

Con gli spunti che seguiranno cercherò di dare le risposte alle tre domande.

Dinamica Scarl ed ETI3 Srl hanno progettato e realizzato un software per la Valutazione della Sostenibilità economico-finanziaria (Va.So) dell’azienda agricola che si trova dinnanzi ad un  nuovo investimento. Tramite l’utilizzo di un “Rating” possiamo capire con semplicità quello che sta accadendo alla nostra azienda agricola nel corso degli anni e, pertanto, valutare se abbiamo fatto un “buon” investimento.

Allo stesso modo, possiamo calcolare l’impatto ambientale di un azienda agricola. Ritengo che uno degli strumenti più adatti sia il calcolo dell’impronta ecologica che stabilisce la sostenibilità di una regione valutando un indicatore, denominato Ecological Footprint (EF), che misura l’area biologicamente produttiva equivalente necessaria per produrre le risorse rinnovabili e i servizi ecologici sfruttati dalle attività umane che si svolgono in tale area. Questo valore dovrebbe essere correlato alla BioCapacity (BC), l’indicatore che traccia le risorse ecologiche disponibili in una regione e la loro capacità di produrre risorse rinnovabili ed ecologiche servizi. Il confronto tra BC e EF produce l’indicatore denominato Ecological Balance (EB) che rappresenta il surplus/deficit ambientale di una regione. EB esprime la nozione di capacità di carico in termini di superficie terrestre traducendo attività economica nell’area necessaria per produrre le risorse consumate e per assimilare i rifiuti generati da una data regione. Questo metodo – sul quale sta lavorando il Prof. Silvio Franco dell’Università della Tuscia, autore di un importante articolo che vi invito a leggere – può essere adattato alla singola azienda agricola per valutare la sua impronta ecologica.

Sembra l’uovo di Colombo ma l’unione delle due misure riferite ad un’azienda agricola, che partendo da un punto A vuole raggiungere un punto B tramite un determinato investimento, ci fa capire se siamo sulla giusta strada. Ciò perché con il primo algoritmo sappiamo se l’investimento è remunerabile, mentre il secondo ci dice se è ambientalmente sostenibile. Se entrambe le risposte sono positive, abbiamo fatto la scelta giusta. Possiamo, pertanto, dare concretezza e pragmaticità al concetto di transizione ecologica.