E’ di qualche giorno fa la notizia della scoperta da parte dei NAS di prosciutto crudo spacciato come DOP per la farcitura di pasta ripiena. Questo, come molti altri si tratta, rappresenta un caso classico di frodi alimentare. 

Ma cosa sono le frodi alimentari? Si dividono in due tipologie: frodi sanitarie (toccano la salute del consumatore) e frodi commerciali (lo danneggiano solo economicamente).  Le prime, frodi sanitarie, di fatto rendono nocive le sostanze alimentari e attentano alla salute pubblica. Possono essere commessi da “chiunque detiene per il commercio o pone in commercio o distribuisce per il consumo, acque, sostanze o cose da altri avvelenate, adulterate o contraffatte in modo pericoloso per la salute pubblica”. (artt. 439, 440, 441, 442 e 444 del Codice Penale). Il reato si configura anche per il solo fatto di esporre (porre in commercio) sostanze pericolose, pur se non sono state ancora vendute, oppure anche se si tratta di distribuzione.  Un classico esempio di frode sanitaria è l’adulterazione del vino con metanolo o del latte con melamina.

Le frodi commerciali (art. 515  e 516, del Codice Penale) ledono i diritti contrattuali e patrimoniali del consumatore. Si tratta del caso in cui, nell’esercizio di un’attività commerciale, avviene la “consegna all’acquirente di una cosa per un’altra, o diversa da quella dichiarata o pattuita per origine, provenienza, qualità o quantità”. Non vi è alterazione delle qualità dell’alimento tale da renderlo nocivo, ma un illecito profitto a danno del consumatore. Per configurare una frode in commercio, è sufficiente anche una piccola differenza circa l’origine del prodotto o la provenienza, o sul sistema di preparazione, o sulla quantità (caso tipico è la cosiddetta “vendita per tara merce”, come quando il salumiere pesa furbescamente l’affettato senza sottrarre la tara della carta”). Una delle frodi commerciali più diffuse riguarda il riso: il produttore può giocare sulla percentuale di chicchi spezzati (limite massimo al 5% fissato per legge), o sulla loro qualità (chicchi di varietà meno pregiate) o provenienza o, olio vergine spacciato per extravergine. Altro esempio è il ragù “di bovino adulto” etichettato come “di vitello”.

Tra le frodi alimentari merita ricordare l’adulterazione: si intende “modificare la composizione naturale della cosa sottraendo ad essa elementi utili o aggiungendo materia di qualità inferiore”. Esempi di adulterazione sono la vendita di latte scremato come se fosse latte intero, l’aggiunta di alcool metilico nel vino, mozzarelle fatte con latte in polvere ad uso zootecnico o caseina.

Non mancano casi di contraffazione del prodotto, da non confondere con la contraffazione del marchio. La contraffazione del prodotto consiste nel dare l’apparenza ingannevole della genuinità ad una cosa che è composta da sostanze, in tutto o in parte, diverse per qualità e quantità da quelle che normalmente concorrono a formarla. Esempi di contraffazione sono la margarina che contiene idrocarburi di origine minerale, la vendita di prodotto scongelato spacciandolo per fresco, olio di semi spacciato per olio di oliva.

La sofisticazione, consiste nell’aggiungere all’alimento sostanze estranee alla sua composizione con lo scopo di migliorarne l’aspetto o di coprirne difetti o di facilitare la parziale sostituzione di un alimento con un altro (per es., aggiunta a carni alterate di coloranti in grado di ravvivarne il colore, impiego di coloranti per far apparire pasta all’uovo una comune pasta, sbiancanti per mozzarelle ecc.). Con l’alterazione si modificano le caratteristiche chimico-fisiche e/o organolettiche di un alimento, dovute a processi degenerativi spontanei, determinati da errate modalità di gestione o prolungata conservazione.

Sul vino, tutti ci ricordiamo del “caso metanolo”, oggi però una delle principali consiste nell’impiego di zuccheri diversi da quelli provenienti dall’uva e sottoprodotti vinosi, quali vini anomali, ultra torchiati, feccie e additivi ad uso enologico non consentiti. Altre sofisticazioni meno pericolose sono: l’utilizzo di uve da tavola, non adatte alla vinificazione, per la produzione di vini, spacciati poi come I.G.T., D.O.C. o D.O.C.G. Sul pesce si riscontra vendita di prodotti scongelati per freschi (classico); vendita di prodotti di allevamento per prodotti catturati in mare; vendita di specie diverse da quelle dichiarate (esempi: sogliole, calamari, merluzzi, ecc.) e vendita di prodotti trattati con additivi per mascherare un preesistente stato di alterazione. L’olio invece viene sofisticato con l’aggiunta di oli di semi vari scadenti, oppure viene completamente contraffatto utilizzando oli di semi vari colorati poi con CLOROFILLA (detto anche VERDONE) oppure con BETACAROTENE e presentato poi come extravergine di frantoio, confezionato in bottiglie con etichette stilizzate che richiamano l’albero dell’ulivo o vecchie macine in pietra. Un sofisticazione più difficile da scoprire è l’aggiunta in percentuali inferiori al 20% di olio di semi di nocciola di provenienza turca o oli spagnoli o extracomunitari “deodorati”. Vengono sofisticate con l’impiego di “caseine industriali magre” o di “latte in polvere ad uso zootecnico”. Sul tema “0lio” da poco la Commissione Agricoltura e Giustizia è intervenuta per migliorare il decreto sanzionatorio sull’olio proposto dal Governo. Le mozzarelle invece vengono sofisticate con caseina o latte in polvere ad uso zootecnico. Le mozzarelle e gli altri latticini a denominazione di origine tipica o protetta o garantita vengono a volte sofisticati mediante l’impiego di cagliate di origine estera. Al momento vengono usate cagliate lettoni, ungheresi, polacche e di altri Paesi CE. Su questo merita menzionare il sistema di tracciabilità della Mozzarella di bufala campana DOP, oggetto tra l’altro di un approfondimento della Commissione Contraffazione, che ha dato al prodotto una sicurezza molto più elevata che nel passato. Sul pane è stato trovato in vendita molto umido quindi più pesante del normale e pasta fatta con sfarinati diversi dalla semola di grano duro. Relativamente alla carne, è stato trovato che in alcuni casi essa proveniva da animali ingrassati con sostanze non consentite (ormoni, tireostatici, stilbenici, beta-agonisti) e con residui di medicinali il cui trattamento non è stato dichiarato e senza l’osservanza di sospensione tra il trattamento stesso e l’avvio alla macellazione. Una tipologia di frode è anche la vendita di carni della stessa specie ma di qualità diversa (vitello adulto per vitello). o la vendita di tagli meno pregiati per tagli pregiati (es. lombata del quarto anteriore per lombata del quarto posteriore o filetto). Sul miele è stata riscontrata l’aggiunta di zuccheri di altra origine, vendita di un miele di una origine botanica diversa da quella dichiarata, vendita di mieli extracomunitari per mieli italiani. Sul riso si possono trovare varietà di pregio minore a quella indicata; vendita di riso proveniente dall’estero come se fosse prodotto nazionale; risi mal selezionati con aggiunta di chicchi rotti e elementi estranei, mal conservati o vecchi. Le uova possono riportare una data di preferibile consumo superiore ai 28 giorni consentiti; indicazioni scorrette per categoria di peso o conservate in frigo e vendute come fresche.

Che succede nel caso di merce importata? L’articolo 72 del DPR 327/1980 ci dice che: “Gli importatori di sostanze alimentari sono responsabili della natura, del tipo, della quantità, della omogeneità, dell’origine dei prodotti presentati all’importazione nonché della rispondenza dei requisiti igienico-sanitari previsti dalle vigenti disposizioni in materia di sostanze alimentari. Resta salva l’osservanza delle modalità prescritte da altre leggi o regolamenti speciali, nonché da convenzioni internazionali concernenti particolari sostanze alimentari” quindi il momento del passaggio doganale costituisce l’assunzione di responsabilità di colui che introduce sul territorio la merce e l’importatore è responsabile anche solo a titolo di colpa. Nel caso importatore appartenga all U.E., esso è equiparato ad un commerciante nazionale.

Importante è il Reg. CE 178/2002 che istituisce il Sistema Rapido di Allerta con il quale viene segnalata a tutti “qualunque situazione in cui un’autorità competente abbia respinto una partita, un container o un carico di alimenti o di mangimi ad un posto di frontiera dell’Unione Europea a causa di un rischio diretto o indiretto per la salute umana”

L’ultimo rapporto ICQRF 2015 elencata i risultati ottenuti contro frodi, usurpazioni, fenomeni di Italian sounding e contraffazioni a danno del made in Italy di qualità e dei consumatori, nonché nel contrasto alla criminalità agroalimentare. Nell’anno 2015 l’ICQRF ha eseguito 36.864 controlli ispettivi e analizzato 9.761 campioni, verificato oltre 24.000 operatori e 53.490 prodotti. Le irregolarità rilevate hanno riguardato il 20,8% degli operatori, il 14,0% dei prodotti e il 9,3% dei campioni.

Cosa fare? La prima cosa agire a monte, quindi introdurre sistemi di tracciabilità sempre più efficienti e immediati premiando le aziende che li adottano, puntare su una chiara e trasparente etichettatura a livello unionale, aumentare la consapevolezza negli acquisti del consumatore insegnandogli a leggere le etichette e coinvolgere il circuito GDO e HORECA nel circuito dei controlli. A valle, mantenere alti i livelli alti nell’azione di controllo e repressione con risorse adeguate, perchè il danno delle frodi alimentari, oltre ai rischi per la salute e il danno economico, rischia di compromettere il “made in Italy”.