La Tassonomia europea, ovvero la classificazione degli investimenti ritenuti sostenibili dal punto di vista ambientale, è nata allo scopo di guidare le risorse private verso le attività economiche che contribuiscano sostanzialmente a conseguire la transizione energetica, necessaria per raggiungere il traguardo emissioni zero del 2050.

Il Regolamento generale Ue sulla Tassonomia stabilisce sei criteri/obiettivi per essere riconosciuti “green”: 1) mitigazione cambiamento climatico;

2) adattamento cambiamento climatico;

3) uso sostenibile acqua e risorse marine;

4) favorire la circolarità;

5) ridurre l’inquinamento;

6) protezione della biodiversità e tutela degli ambienti acquatici.

Con l’atto delegato “complementare”, oggetto di allarme in questi giorni, la Commissione ha indicato quali siano i criteri relativamente ai punti 1 e 2 per i quali “nucleare” e “gas naturale” possono essere classificati “sostenibili”, in modo da assicurare la transizione energetica verso la “neutralità climatica” per il 2050. Gas e nucleare, rileva la Commissione in una nota, “ci consentiranno di abbandonare rapidamente attività più inquinanti, come la produzione di carbone, a favore delle fonti rinnovabili, che saranno la base principale del futuro sistema energetico a impatto climatico (Art. 10 paragrafo 2 del Regolamento)”.Le attività nucleari ammesse dovranno rispondere a requisiti di sicurezza nucleare e ambientale, mentre quelle del gas dovranno contribuire alla transizione dal carbone, o dal petrolio, alle rinnovabili. Le condizioni per ammettere il nucleare sono: le attività cosiddette pre-commerciali nello sviluppo delle tecnologie più avanzate, con minimizzazione della produzione di scorie; lo sviluppo, la costruzione e l’operatività di nuovi reattori che utilizzino le migliori tecnologie disponibili (e in particolare i futuri impianti cosiddetti di “terza generazione”); infine, piani di investimento per prolungare il ciclo di vita delle centrali nucleari esistenti, se la proroga sarà autorizzata prima del 2040. In questo ultimo caso a poter essere finanziata come “verde”, non sarà la generazione di energia, ma solo la spesa per gli investimenti necessari all’estensione del periodo di funzionamento degli impianti, che richiederà un rafforzamento delle condizioni di sicurezza.

Le condizioni da rispettare per gli impianti a gas riguardano in particolare: la generazione di energia elettrica, la cogenerazione di energia e calore ad alta efficienza e, infine, i cosiddetti distretti per la produzione di tele-riscaldamento o raffreddamento (district heating and cooling system).Si conferma che sono ammessi nella Tassonomia tutti gli impianti che producono meno di 100 grammi di CO2 per KWh: si tratta di un limite molto basso, già previsto dal Regolamento generale, che potrà essere raggiunto solo da installazioni che usino sistemi di sequestro e stoccaggio della CO2 (Carbon Capture and Storage), o con l’uso massiccio di gas a basso contenuto di carbonio (low carbon). Tale condizione non è soggetta a una scadenza temporale ma, in sostanza, impianti di questo tipo sono considerati compatibili con l’obiettivo della neutralità climatica. Ci sono però cinque condizioni molto dettagliate da rispettare, affinché queste attività possano accedere agli investimenti verdi: anzitutto, che l’impianto a gas non possa essere sostituito, in modo efficiente e per la stessa capacità, da un impianto di energia rinnovabile; che la nuova installazione ne sostituisca una pre-esistente ad alte emissioni (in particolare a carbone, ma anche a petrolio); che non vi sia, con il nuovo impianto, un aumento di capacità superiore al 15% rispetto a quello rimpiazzato; che la sostituzione dei vecchi impianti con i nuovi comporti una riduzione delle emissioni di almeno il 55% per kWh di energia prodotta; infine, che lo Stato membro nel quale è sito l’impianto, si sia già impegnato a eliminare progressivamente le centrali energetiche a carbone dal territorio nazionale.

Per l ‘Italia, che è già molto avanti nella dismissione del carbone, raggiungere con il gas naturale una soglia inferiore a 100g di CO2 per KWh sarà durissimo. Speriamo di farcela. Ricordiamo, a tale proposito, che la tecnologia a carbone ne emette oltre 1.000, il gas naturale si attesta in media a 350, il fotovoltaico a 37, l’eolico a 20, l’idroelettrico a 10 e il nucleare 5. Come potete ben capire, c’è tanto da fare e poco da dire.