È polemica sul calcolo della Tari, la tassa sui rifiuti che ha sostituito dal 2014 la vecchia Tares. Quello che non quadra, è il calcolo delle parte variabile che, a quanto pare, in molti Comuni viene computata più di una volta, facendo così salire i costi per famiglia.

La o abbiamo scoperto con un’interrogazione al Mef che, per tutta risposta, ha confermato il meccanismo di calcolo illegittimo. Nella Tari si paga una quota fissa, legata ai metri quadrati dell’abitazione, e una quota variabile che misura il conto sulla base dell’utilizzo del servizio e il numero dei componenti della famiglia. Nel caso di abitazioni a cui siano collegate pertinenze come il garage o la cantina, il calcolo corretto deve sommare i metri quadrati, e poi applicare le tariffe. Il calcolo illegittimo divide invece l’abitazione dalle sue pertinenze e replica la quota variabile per le stesse, come se la presenza di garage e cantine moltiplicasse la capacità degli abitanti di produrre rifiuti.

Per una famiglia, ad esempio, di quattro persone che vivono in un appartamento da 100 metri quadrati con box e cantina, il calcolo corretto della Tari sarebbe di 391 euro all’anno, mentre quello illegittimo la gonfia fino a 673 euro. La tassa rifiuti è tra i balzelli più odiati dai cittadini perché, di fatto, è una vera patrimoniale sui metri quadri della propria casa, a prescindere dalla produzione di rifiuti e dal servizio di raccolta e smaltimento, spesso inefficiente o del tutto assente. Invito pertanto i cittadini umbri a controllare le bollette e, in caso di irregolarità, a chiedere il rimborso di quanto pagato illegalmente negli ultimi cinque anni per la moltiplicazione illecita della quota variabile. Le nostre sollecitazioni al ministero dell’Economia aprono la strada anche a possibili richieste collettive, con ricorsi al giudice tributario per la disapplicazione delle delibere illegittime, se la risposta del Comune dovesse essere negativa.

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