In questa prima legislatura abbiamo gettato le basi per una politica sul lavoro con un programma a lungo termine, orientato ad un futuro carico di innovazioni che stanno accelerando la trasformazione del modo di lavorare. Vogliamo garantire anche i diritti e le tutele ‘attive’ che gli scenari del ventunesimo secolo esigono, ristabilendo quella dignità del lavoratore, e del pensionato, che i governi degli ultimi 20 anni hanno via via distrutto. Robotizzazione, digitalizzazione, avvento dell’economia dei beni immateriali: bisogna ripensare il rapporto tra tempo di vita e tempo di lavoro. Bisogna anzitutto svincolare il concetto di produttività dal totem del cartellino.

Da tempo il M5S riflette sul principio dello smart working: difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale. Come modificare, allora, i parametri di uscita dal lavoro per ringiovanire le imprese in cerca di competitività e la pubblica amministrazione in cerca di efficienza? Il Movimento garantirà a tutti i lavoratori il diritto di poter eleggere le proprie rappresentanze sindacali e di essere eletti, con una competizione equa e aperta tra tutte le sigle dei lavoratori, indipendentemente dall’aver firmato l’accordo sindacale con le controparti. Si tratta in definitiva di applicare, finalmente, in modo compiuto l’articolo 39 della Costituzione sulla libera iniziative sindacale. Vogliamo tagliare gli assurdi privilegi all’interno del sistema sindacale, che hanno contribuito a creare situazioni da casta parassitaria e completamente scollata dalla realtà del lavoro che cambia. Cercheremo di scoraggiare la commistione tra sindacato e grande imprenditoria o politica: troppi ex esponenti delle sigle dei lavoratori fanno poi generose carriere in Parlamento, nei partiti, al governo o grazie a posti di potere nella gestione di grandi aziende. Inoltre, stop ai finanziamenti pubblici più o meno occulti: basta ai distacchi retribuiti se non legati all’effettiva rappresentanza nei luoghi di lavoro e stop al rinnovo automatico delle tessere. Bisogna poi mettere ordine nell’esercizio di CAF e Patronati.
Il Movimento 5 Stelle favorirà il coinvolgimento dei lavoratori nell’elaborazione delle strategie, nell’organizzazione produttiva e nei processi decisionali della loro impresa. Si ragionerà su meccanismi che vanno dalla partecipazione a gruppi di miglioramento fino a un sistema di rappresentanza vicino alla cogestione di stampo tedesco, con eventuale partecipazione agli utili. Il Movimento 5 Stelle aumenterà la libertà dei lavoratori di decidere, entro certe soglie e limiti, il livello di contribuzione (anzianità) e l’età anagrafica di uscita dal lavoro, consentendo loro di bilanciare esigenze differenti (logorio professionale, necessità di avere più tempo libero o esigenza, al contrario, di percepire un assegno previdenziale più ricco). Estenderemo le tutele previdenziali dei cosiddetti lavori ‘usuranti’ a categorie professionali oggi non incluse e terremo conto delle esigenze dei cosiddetti ‘precoci’, ricalibrando anche l’incentivo legato alla ‘staffetta generazionale’, perché sia le imprese che la Pubblica Amministrazione hanno bisogno di ringiovanirsi per guadagnare efficienza e competitività.
Infine, c’è il tema delle pensioni: lo Stato sociale non è mai costato così tanto ai cittadini italiani. Colpa soprattutto dell’invecchiamento della popolazione, che si porta via in pensioni e sanità quasi due terzi dell’intera spesa pubblica sociale nella media Ocse. Il nostro Paese, in particolare, spende in termini assoluti molto, ma è tra quelli che stanzia meno risorse a sostegno del 20% della popolazione più povera. In breve, il sostegno alla vecchiaia, in Italia, si mangia tutto poiché spendiamo talmente tanto e male nelle pensioni da aver disintegrato ogni forma alternativa di protezione sociale. La soluzione potrebbe venire da una tassazione diversa dei redditi basata sulla ricchezza prodotta e non sul numero dei lavoratori, ma questo tema sarà approfondito quando saremo al Governo e avremo dati certi per poter intervenire concretamente.