Da poco è stata approvata e pubblicata la Relazione sulle infiltrazioni mafiose nella massoneria in Sicilia e Calabria ma in pochi ne parlano. Come Movimento 5 Stella abbiamo votato favorevole perché è il punto di partenza di un’indagine in merito ad un problema grave e sottovalutato ma ci sono ancora questioni aperte che vanno affrontate. Il fenomeno non va sotto valutato perché in merito ai dati emersi sulle infiltrazioni mafiose, queste coinvolgono tutti i campi, anche e soprattutto quello della massoneria.

Uno degli ambiti sottovalutati a nostro avviso è quello relativo all’incrocio dei dati degli iscritti negli elenchi con l’applicazione dei requisiti presenti nel Codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione nel 2014. Tale verifica avrebbe consentito di individuare non solo i collegamenti con il reato di cui all’articolo 416bis ma anche tutti quei gravi reati collegati ad esso.

La Commissione ha anche scelto di non procedere alla pubblicizzazione di quei nominativi iscritti alle logge con procedimenti penali ex art.416bis o sentenze già passate in giudicato, né dei politici di cui si fa menzione e di cui hanno riferito i collaboratori di giustizia ascoltati, non può essere pienamente condivisa in quanto l’esigenza di giungere alle auspicate modifiche legislative ben descritte fra le proposte finali di questa relazione, impone a nostro avviso il dovere di trasparenza.

Dovete anche sapere che esistono elenchi dei soggetti censiti e iscritti alle 4 principali obbedienze massoniche dal 1990 al 1 marzo 2017 (giorno in cui è avvenuta la perquisizione e il sequestro degli elenchi, a seguito dei decreti approvati come Commissione antimafia che ha utilizzato i suoi poteri di inchiesta) sono conservati in archivio antimafia e sono secretati. Si tratta di più di 17mila nomi, solo per Calabria e Sicilia: 193 hanno problemi con la giustizia e sono stati coinvolti in procedimenti penali collegati a Cosa Nostra e ‘ndrangheta. La legge attualmente in vigore vieta la pubblicizzazione di questi nomi perché, in sostanza, possiamo dire che Tizio è condannato per mafia ma la disciplina attuale vieta di riferire l’iscrizione alla massoneria. Noi avremmo voluto forzare questa situazione legislativa assurda pubblicizzando i nomi: ne sarebbe scaturito un ricorso da parte della massoneria e così lo Stato avrebbe preso maggiormente atto dell’urgenza di modificare la cosiddetta legge Spadolini-Anselmi, il codice civile e le leggi sulla privacy. 

La Commissione ha deciso di non procedere a pubblicizzazione e ha lanciato un appello per cambiare le norme nella prossima legislatura. Sappiamo che questo appello cadrà nel vuoto in ogni caso, quando saremo al Governo, ci penseremo noi.