Avere una zootecnia sana e tracciata è una priorità. In questa direzione si muove l’accurato piano di gestione dell’infezione da rinotracheite. In Umbria, secondo l‘Associazione nazionale allevatori bovini italiani di carne, sono 579 su 1154 i bovini positivi, pari al 51% di quelli monitorati.

Molto bene il piano lanciato da Anabic (Perugia) che partito da circa un mese e mezzo e del quale ho preso visione due settimane fa recandomi al centro di San Martino in Colle, che prevede un monitoraggio sierologico per almeno due anni di tutti gli animali riproduttori sopra 12 mesi presenti in allevamento, fissa dei limiti di sieropositività e prevede un premio accoppiato per le vacche nutrici iscritte ai Libri genealogici e al Registro anagrafico, i cui vitelli sono registrati secondo la regolamentazione nazionale e comunitaria.

Piano, che le Istituzioni devono sostenere, con informazioni capillari agli allevatori. L’appello lo rivolgo alla Regione Umbria e ai Ministeri delle Politiche Alimentari e della Salute affinché diano massimo sostegno al piano di contrasto della malattia virale che colpisce il bovino. Malattia, non trasmissibile all’uomo, causata da un herpesvirus (BHV1) che si manifesta con sintomi respiratori e genitali, febbre, tosse, congiuntivite, caduta, della produzione lattea, aborto, pustole, ipofertilità. Sintomi non sempre evidenti poiché l’animale è un portatore latente. La trasmissione avviene per via respiratoria e per via genitale. Non basta dunque eliminare il virus dall’ambiente.

L’impatto economico sulle imprese è rilevante. Tra i danni diretti  si contano spese veterinarie, perdita dei capi, aumento degli aborti. Tra quelli indiretti vanno inserite possibili restrizioni commerciali, anche a livello europeo, non valutabili a priori. Oltre agli aspetti economici, destano preoccupazione gli effetti sulle attività di selezione. Le normative sanitarie in vigore impongo, infatti, l’introduzione nei Centri Genetici soltanto di capi sierologicamente negativi. Ciò comporta  una pesante limitazione della selezione genetica ed un forte rischio di riduzione della variabilità di razza a causa della situazione epidemiologica dell’Ibr. Situazione particolarmente preoccupante per le già limitate popolazioni delle razze Marchigiana, Chianina, Romagnola, Maremmana e Podolica. Sostenere il piano di gestione di Anabic è pertanto assolutamente necessario. Così come istituire una anagrafe bovina e veterinaria unica a livello nazionale superando la frammentazione territoriale. Misura su cui il M5S sta lavorando con zelo in parlamento.