Sbarca in Aula la riforma dei partiti. Riforma che suscita perplessità perché invoca massima trasparenza e partecipazione democratica e poi, guarda il caso, dimentica di normare adeguatamente e in modo stringente le fondazioni dove transitano i soldi che finanziano i partiti.

Il provvedimento in discussione non recepisce alcuna istanza del M5S. Abbiamo chiesto, per esempio, di introdurre il divieto per i partiti di ricevere donazioni anonime e il divieto per i partiti di accettare contributi provenienti dall’estero. Abbiamo proposto di inserire l’obbligo di fissare a 18mila euro il tetto massimo per i contributi privati ai partiti, al pari del regolamento europeo, e l’obbligo di pubblicare online curriculum e casellari giudiziari dei candidati che si presentano alle elezioni. Richieste e proposte inascoltate.

Il Pd parla tanto di democrazia ma poi alla prova dei fatti non c’è. E i fatti sono che i parlamentari 5stelle si sono dimezzati lo stipendio e hanno restituito i rimborsi non spesi. Parliamo di oltre 17 milioni. I fatti sono che il M5S pretende la fedina penale pulita per i candidati. I fatti sono che il Movimento ha rifiutato i rimborsi elettorali, vale a dire ben 42 milioni. I fatti sono che da questa settimana con la piattaforma Rousseau i cittadini potranno scrivere leggi.

Il M5S applica già norme sulla trasparenza. Norme semplici dettate unicamente dal buon senso.