Ve le ricordate le proteste natalizie relative all’importazione di cosce di maiale? Bene, mi ero ripromesso di controllare la filiera in questione richiedendo i dati ufficiali. Oggi ho quei numeri e per questo scrivo questo post.

In Italia (dati ISMEA 2013) ci sono 26.000 aziende suinicole per un totale di 9,6 milioni di capi. Nel nostro Paese sono circa 13 milioni i suini macellati ogni anno, dei quali circa 8 sono destinati ai prosciutti DOP (in pratica per i prodotti non a denominazione i maiali sono finiti). In Europa invece si contano oltre 252 milioni di suini macellati ogni anno. La Germania è il maggior produttore europeo, superando i 58 milioni di animali all’anno: circa il 25% di tutta la produzione europea. A seguire troviamo Spagna, Francia e Polonia. In questo scenario, la produzione suinicola italiana è al sesto posto.

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L’ analisi dei flussi in Italia ci dice che l’industria di macellazione ogni hanno richiede circa 1,6 milioni di tonnellate di carne suina e l’industria del paese fornisce il 98% delle carcasse intere e il 2% viene importato. Il 70% delle carcasse finisce alle preparazioni (coscia per prosciutto, materiale per insaccati ecc) per le quali vi è anche un import di circa 890 mila tonnellate. Il 30% della macellazione italiana finisce al prodotto fresco e congelato (bistecche ecc), al quale si aggiungono circa 98 mila tonnellate importate.

Buona parte delle preparazioni, circa 960 mila tonnellate, finisce nel circuito delle DOP e IGP mentre una cifra simile in salumi, prosciutti ecc non a denominazione; in pratica la maggior parte delle nostra produzione, circa il 70% del suino pesante finisce nelle DOP. Il prosciutto di Parma, la mortadella di Bologna e il prosciutto San Daniele costituiscono l’83% dei volumi e l’86% dei valori della produzione nazionale, generando un volume d’affari stimato in 1.517 milioni di euro alla produzione e in 2.532 milioni di euro al consumo.

NOTE: non confondete le DOP con le IGP e leggete sempre i disciplinari di produzione, approfondimenti a questo LINK.

Dai dati (ISTAT 2013) si legge che nel complesso la produzione italiana è stata di circa 1.300 migliaia di tonnellate, l’importazione di 1.000, l’esportazione di 133 con una disponibilità al consumo di oltre 2 milioni di tonnellate che determina un consumo pro-capite di circa 36 Kg.

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Relativamente all’approvvigionamento di suini vivi, secondo l’elaborazione di ANAS sui dati Istat, nel 2014 si è registrata una forte crescita per le importazioni. Per quanto riguarda i suinetti di peso inferiore ai 50 Kg, l’incremento si è attestato al 26,1% rispetto al 2013, pari a quasi 14mila tonnellate complessive di animali acquistati. In aumento, in particolare, le importazioni dalla Danimarca (+64,1%), che si conferma il primo Paese d’origine per gli animali di questa categoria, con un’incidenza sulle importazioni del 55,5%. Al secondo posto, con una quota del 33,6% i Paesi Bassi, da cui le importazioni sono però calate del 9,3%. Per quanto riguarda gli animali con peso uguale o superiore ai 50 Kg, l’incremento dell’import si è attestato al 16,6%, con volumi complessivi superiori alle 23mila tonnellate. Prima nazione d’origine, con una quota del 39,1% sono i Paesi Bassi, che mostrano una crescita degli invii del 47,9%, rispetto al 2013. Spagna al secondo posto, con una quota del 23,4% (trend a +3,3% nel 2014), seguita dalla Francia (+13,2%).

A questo punto le questioni sono due: produciamo più capi per non importarli e far avere al consumatoretutte le informazioni.

Sulla produzione occorre chiedersi: siamo disposti ad avere più stalle, quindi più reflui da gestire e più mangimi da importare?  Sull’etichettatura invece la questione è tutta europea. Il nuovo Regolamento ha introdotto interessanti novità  per le carni fresche mentre per i preparati ancora molto c’è da fare. Approfondimenti su etichettatura a questo LINK.