Sul sito del Fatto Quotidiano si apprende che: I carabinieri del Noe guidati dal colonnello Sergio De Caprio intercettano il colloquio con una cimice sotto il tavolo la nomina a sorpresa del generale Saverio Capolupo, anziché di Adinolfi, al vertice della Finanza da parte del morituro governo Letta.

In questo contesto l’attuale numero due della Guardia di Finanza dice che il figlio di Napolitano “Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”. Poi sembra dire che il capo dello Stato sarebbe ricattabile perché “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”.

Nardella non fa una piega, anzi.”; sempre dallo stesso articolo si apprende che durante lo stesso pasto “Adinolfi resta sul tema: “Giulio oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto… e sembra che… l’ex capo della Polizia … Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella commenta criptico: “A quello si aggiunge, quello è il colore…”, seguono parole incomprensibili. Fortunato pensa al potere del figlio del presidente: “Comunque lui è un uomo, c’ha studi professionali, interessi. Comunque tutti sanno che lui ha un’influenza col padre. Come èinevitabile… ha novant’anni c’ha un figlio solo”. Nardella concorda: “È fortissimo!”. Adinolfi: “Non è normale che tutti sappiano che bisogna passare da lui per arrivare” e Nardella sembra accennare a un possibile conflitto di interesse: “Consulenze, per dire consulenze dalla pubblica amministrazione”; in sintesi, riportando anche quanto pubblicato sul fatto quotidiano domenica 12 luglio 2015, in merito anche alle intercettazioni telefoniche tra Renzi e il generale della Guardia di Finanza Adinolfi, risulta che nel 2014 Matteo Renzi, ancora soltanto Segretario del Partito Democratico, interviene per stoppare la conferma del comandante Capolupo, su richiesta di un sottoposto del comandante, intromettendosi in una nomina di competenza del ministro dell’Economia e del Governo.

Sempre nello stesso articolo, il giornalista si chiede come mai lo stesso Matteo Renzi, nel 2014 “appena nominato segretario del Pd, da un lato supporta Adinolfi – nonostante sia notoriamente vicino a Gianni Letta, Adriano Galliani e Silvio Berlusconi – e dall’altro proprio a lui comunica la sua intenzione di far cadere Enrico Letta con l’aiuto di Berlusconi”; ed ancora chiede il giornalista: “Adinolfi, in qualità di comandante interregionale di Toscana ed Emilia Romagna, era il vertice di un corpo che avrebbe potuto svolgere controlli e indagini sul feudo del suo rivale di allora nel Pd, Pier Luigi Bersani (lambito dalla Finanza nell’indagine sulla sua segretaria), e sul suo feudo: Firenze”.

Sempre come riportato dal medesimo articolo di stampa: “Il Fatto ha scritto molti articoli su vicende imbarazzanti per lei, come la storia dei contributi pensionistici figurativi ottenuti dal 2004 al 2013 da Provincia e Comune grazie all’assunzione nella sua azienda di famiglia alla vigilia della scelta di Pds e Margherita di candidarla alla Provincia. La Guardia di finanza è andata a prendere le carte su un caso simile che ha coinvolto Josefa Idem a Ravenna, in Romagna, e l’ex ministro è stata indagata per truffa. Eventuali accertamenti della Finanza in Toscana non hanno dato alcun esito su di lei. Adinolfi non ha compiti di polizia giudiziaria ma lei ha mai parlato con lui di queste storie? E non ritiene che la sua sponsorizzazione del comandante possa appannare le certezze dei cittadini su
un’azione rigorosa ed equanime delle Fiamme gialle?”.

Sempre dall’articolo sopra citato, il giornalista pone questo quesito al Presidente del Consiglio: “Adinolfi secondo il Noe, avrebbe criticato le modalità di nomina del suo comandante e  potrebbe avere alluso a un ricatto ai danni del presidente Napolitano, facendo illazioni sulle ragioni  della proroga di Capolupo. Non crede debba dimettersi da comandante in seconda?”. Ed ancora:”Perché il segretario del Pd si fa dare dello “str…”da un generale che tuba al telefono con Gianni Letta?”

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