Il mondo del riso è affascinante e, a differenza di altri settori dell’agroalimentare, quasi sconosciuto al consumatore e in parte anche alla politica. Per questo, per conoscere i suoi segreti e la sua storia, con alcuni colleghi il 1 giugno ho visitato l’Ente Risi. Questo ente pubblico economico si occupa del settore risicolo italiano con impegni che vanno dalla tutela alla promozione del riso “made in Italy” alla conservazione delle specie, anche quelle antiche. Con la visita abbiamo potuto conoscere le tipologie di semina del riso, cosa significa la risaia per prevenire il dissesto idrogeologico, come dal risone si passa al riso integrale e a quello bianco, cos’è la parboilizzazione e quali sono le difficoltà del settore.

In Italia sono circa 230mila gli ettari coltivati da 4200 aziende. Il nostro paese è il primo produttore europeo e esporta i 2/3 della propria produzione. Molte le tipologie: Arborio, Carnaroli, Originario, Roma, Venere e Riso Rosso e altre, per un totale di oltre 180 varietà. Tantissime varierà che però non troviamo in etichetta perché tutti gli aspetti della commercializzazione del riso seguono le regole della legge n. 235 del 18 marzo 1958 con l’istituzione delle «griglie». Secondo questa legge, il riso italiano è raggruppato in tipologie omogenee per i diversi impieghi culinari. Per ognuna di queste sono indicate la varietà che dà il nome al gruppo e tutte quelle che afferiscono. Per questa legge è prevista una revisione tramite “delega” al Governo introdotta con il Collegato Agricoltura.

Altra cosa da sapere che secondo la normativa comunitaria il riso si classifica come Riso tondo quando ha grani di lunghezza inferiore a 5.2 mm e con un rapporto tra lunghezza e larghezza inferiore a 2. Varietà ricomprese: Balilla, Elio e Selenio. Riso medio: è un riso medio con chicchi di lunghezza compresa fra i 5.2 e i 6.2 mm ed un rapporto tra lunghezza e larghezza inferiore a 3. Varietà ricomprese: Argo, Cripto, Lido, Padano, Vialone Nano. Riso Lungo A i chicchi hanno una lunghezza superiore ai 6 mm ed un rapporto tra lunghezza e larghezza compreso fra 2 e 3 e rientrano varietà come Ariete, Cervo, Drago, Ribe, Sant’Andrea e le varietà di risi più pregiati quali Arborio, Baldo, Carnaroli, Roma, Volano. Riso Lungo B con chicchi hanno una lunghezza superiore ai 6 mm e un  rapporto tra lunghezza e larghezza superiore a 3 quali Gladio, Panda, Pegaso, Thaibonnet.

Oggi il problema maggiore per il settore sono le importazioni da paesi extra-Ue che colpiscono principalmente la tipologia “indica” (riso lungo B) che in Italia viene prodotta dagli inizi degli anni ’90 proprio sulla spinta di precisi programmi dell’unione Europea. Come detto i 2/3 della produzione italiana è destinata al mercato comunitario e questo determina uno “scontro” tra il nostro riso e quello importato senza dazio da alcuni paesi. Questo fatto tra l’altro è aggravato dal comportamento di alcuni di questi paesi triangolano il prodotto per aggirare le norme antidumping.  Altra situazione da monitorare sarà l’accordo TTIP con il quale si rischia di importare dagli USA lavorato senza dazio. 

Su questo tema occorre ragionare sia per salvaguardare le nostre produzioni e la nostra storia ma anche per una questione di interesse nazionale e su questo lavoreremo.