Negli ultimi anni i prodotti integrali sono aumentati esponenzialmente per rispondere alle esigenze dei consumatori. Ma siamo sicuri che siano tutti fatti con farine ‘grezze’?

E’ necessario chiarire il quadro normativo attuale: “La farina integrale è il risultato della macinazione dell’intero chicco, ovvero è quella che si ottiene molendo il 100 per cento del cariosside. È la farina meno raffinata in assoluto, poiché contiene la maggiore presenza di crusca e con essa anche il maggior apporto di nutrienti e, per questo, è giustificato anche il prezzo maggiore. Tuttavia la legge attuale consente anche un falso integrale, ovvero non vieta la farina di frumento con l’aggiunta di crusca che è lo ‘scarto’ di lavorazione delle farine più raffinate.

Il prezzo è lo stesso della ‘vera’ integrale, ma la qualità nutrizionale è inferiore. La proposta di legge a firma 5 Stelle presentata in commissione Agricoltura alla Camera, ha cominciato l’iter di discussione e mira a disciplinare per legge l’uso ‘farine di grano non raffinate’.

Con l’introduzione della dicitura ‘farine integre’, puntiamo a fare finalmente chiarezza e a distinguere i prodotti 100 per cento integrali da quelli che vedono oggi le farine raffinate mischiate a crusca o cruschello. “Così facendo, avremo un doppio beneficio: da un lato i consumatori potranno scegliere liberamente, avendo a disposizione maggiori informazioni, dall’altro i produttori saranno tutelati perché vedranno valorizzato il loro prodotto.

In Umbria, per esempio, ci sono molte realtà non industriali che macinano la farina e producono un vero integrale, che può acquistare chiunque. La pdl che abbiamo presentato in Parlamento, consente di fare chiarezza e porre uno stop al ‘calderone‘ nel quale tutto finisce per essere integrale. Confidiamo in un percorso condiviso con la maggioranza, nella speranza che si giunga presto al voto finale”.