La storia: 2 romeni che vivono a Lipsia denunciano lo Stato tedesco perché si vedono negare l’assicurazione sanitaria di base perché senza reddito e non alla ricerca di un lavoro.
Il giudice tedesco gli da torto. Loro fanno ricorso alla Corte di Giustizia e lo perdono.
A mio avviso, giustamente, la Corte dice che “un cittadino comunitario economicamente inattivo che si rechi in un altro Stato solo per ottenere l’assistenza sociale può essere escluso da qualsiasi beneficio”.
In definitiva, uno Stato membro non è obbligato a garantire l’assistenza sociale durante i primi tre mesi di residenza o per un periodo è più lungo se una delle condizioni, che viene stabilita per assegnare il diritto di residenza, è che le persone abbiano comunque delle risorse proprie, anche se inattive; quindi ogni Capitale è priva di obblighi iniziali oltre ad avere il diritto di espellere chi, alla fine dei 90 giorni di prova non abbia una occupazione.
In Italia nel 2013 erano presenti oltre un milione e duecento mila cittadini comunitari in età lavorativa; di questi circa 700 mila erano impiegati, gli altri disoccupati o inattivi. Il nostro sistema prevede l’accesso al welfare per tutti i cittadini Ue e gli altri, cioè extra Ue hanno diritto ai servizi sociali di base quali educazione (cioè scuola dell’obbligo) e assistenza sanitaria. E’ giusto? Chi paga? Secondo me oggi, in tempo di “vacche magre” è una riflessione che dobbiamo fare. 

Per chi vuole approfondire segue il link della sentenza:

http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?docid=159442&mode=req&pageIndex=1&dir&occ=first&part=1&text&doclang=IT&cid=385104