L’andamento dell’economia italiana disegna un ottovolante non proprio rassicurante. Solo così possiamo commentare i dati diffusi ieri, 31 agosto, dall’Istat su occupazione e disoccupazione.

L’ultima fotografia scattata dall’Istat sul mondo del lavoro stima a luglio un calo degli occupati dello 0,3% rispetto al mese di giugno, meno 63 mila. I movimenti dell’occupazione registrano però nel periodo maggio-luglio un aumento degli occupati dello 0,7%, pari a 157 mila unità. La stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni a luglio aumenta dello 0,4%, più 53 mila. Nell’arco del trimestre maggio-luglio gli inattivi calano dello 1,3%, pari a meno 185 mila. Segni opposti. Va bene per i dipendenti over 50, meno per le donne. Va male, anzi malissimo, per i giovani.

Questi dati vanno letti insieme all’ultima rilevazione dei prezzi al consumo effettuata dall’Istituto nazionale di statistica. Nel mese di agosto, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua facendo registrare lo stesso tasso tendenziale di luglio.

Significa che prosegue la deflazione e che l’Italia è ferma, con le famiglie timorose di spendere e le imprese indecise sul da farsi. Significa che le misure adottate dal governo, tra cui il Jobs act, non funzionano bene. Misure che per lo più agiscono sul lato dell’offerta e non sostengono adeguatamente la domanda interna. Per combattere la deflazione serve un’azione diversa, a cominciare dalla leva della sovranità monetaria. Occorre, inoltre, massimizzare le nostre produzioni in modo da soddisfare il fabbisogno nazionale e favorire l’occupazione ed utilizzare il surplus per comprare quello che ci serve, quello che non riusciamo o non possiamo produrre. Altrimenti, la deflazione continuerà ad avanzare e le imprese a chiudere. Il governo deve cambiare marcia.