Il 12 dicembre 2017 il Parlamento europeo ha votato il ‘pacchetto agricolo’ collegato al decreto ‘omnibus’ che porta al suo interno 173 modifiche agli attuali regolamenti della PAC, entrate in vigore dal 1 gennaio 2018. Ma quali sono le principali novità? Innanzitutto una semplificazione del greening. Le nuove regole della PAC vogliono rendere più facile l’applicazione dei vincoli sia per le amministrazioni nazionali che per le aziende. A fianco a questo ci sono misure per riaffermare il principio che gli aiuti PAC debbano andare solo agli agricoltori in attività, altre per facilitare l’accesso agli strumenti per la gestione del rischio climatico e dalla volatilità del reddito, sono anche previsti maggiori aiuti per i giovani agricoltori in modo tale da facilitare il ricambio generazionale.  Infine, aiuti accoppiati più flessibili, interventi in caso di crisi dei prezzi, rafforzamento della contrattualistica dei produttori organizzati nella filiera agroalimentare e principio per cui la PAC è più forte delle regole della concorrenza, senza dimenticare la maggiore flessibilità nelle autorizzazioni per l’impianto dei vigneti.

Nel dettaglio, relativamente al pagamento verde, le aziende risicole e quelle che coltivano leguminose inclusa l’erba medica, non saranno più sottoposte agli obblighi di diversificazione colturale e focus ecologico. Riguardo invece le aree di interesse ecologico, saranno considerate tali anche superfici coltivate a miscanto, a silfio perfoliato entrambe con fattore di conversione 0,7 e i terreni a riposo con piante mellifere con fattore di conversione 1,5. Aumentati i valori di conversione per piante azzotofissatrici (da 0,7 a 1,0) e per il bosco ceduo (da 0,3 a 0,5). Inoltre potranno essere considerati come prato permanente anche le superfici a pascolo dove l’erba e altre piante erbacee da foraggio non risultano predominanti o assenti, in questo modo si valorizza il pascolo mediterraneo. Sarà inoltre facoltà degli SM considerare un terreno non arato da 5 anni come prato permanente.

Sull’agricoltore attivo, gli SM potranno utilizzare criteri più semplici per la loro individuazione e potranno non concedere pagamenti a coloro che non sono registrati per l’attività agricola in registri fiscali e/o previdenziali (INPS e registro IVA). Sulla gestione del rischio invece c’è stato un grande passo in avanti. Per gli IST è stata abbassata la sogli di indennizzo dal 30% al 20%. Per gli strumenti assicurativi è aumentata dal 65% al 70% il contributo pubblico alla spesa della polizza oltre che aver abbassato dal 30% al 20% la soglia per attivare l’indennizzo. Anche sui fondi di mutualità, la contribuzione pubblica è stata elevata al 70%. L’Italia ma anche l’Europa sta invecchiando e tale tematica non esclude certo gli agricoltori. Per questo, il pacchetto giovani è stato potenziato. Il sostegno ai giovani agricoltori potrà avere una durata di 5 anni senza riduzioni e gli SM potranno decidere di aumentare il pagamento base dall’attuale 25% al 50%. Rafforzato anche il primo insediamento con la possibilità di insediarsi anche insieme ad altri agricoltori anche con età superiore ai 40 anni.

Non dobbiamo nascondere il fatto che i pagamenti accoppiati, che in Italia valgono il 12% dell’intero contributo diretto, hanno creato dumping tra gli SM e che molto spesso non hanno aiutato gli agricoltori ma, viceversa li hanno condizionati, oltre il fatto che le Regioni ci hanno fatto “campagna elettorale” come per i PSR. Il futuro di questi è sicuramente incerto, anche perché lo scenario della Brexit* prevede una decurtazione variabile tra i 3,4 e i 9,4 miliardi al bilancio PAC e se gli SM non sono intenzionati ad aumentare le rispettive contribuzioni, dopo il 2020 per l’agricoltura ci saranno meno risorse e gli aiuti accoppiati potrebbero essere la vittima. Ad ogni modo, le modifiche dell’omnibus prevedono che gli SM possano annualmente modificare la distribuzione di tali risorse. Prevista anche la possibilità, in condizioni di crisi, di erogare il contributo anche in riferimento a superfici o capi in un determinato periodo del passato.

È obiettivo della Commissione di puntare su strumenti di economia contrattuale prendendo a modello i risultati del pacchetto latte. Misure contrattuali per organizzare meglio le filiere agroalimentari e ridistribuirne il valore in maniera equa. Da qui la proposta di riservare alle forme organizzate di agricoltori dei vantaggi anche derogando alle norme sulla concorrenza (la Corte di Giustizia ha sancito la superiorità della PAC alle norme sulla concorrenza). Per le iniziative di formazione è previsto un finanziamento del 100% (ortofrutta). Sempre sul tema filiere e organizzazione è da segnalare che in caso di gravi squilibri di mercato, la Commissione può prevedere deroghe al diritti di concorrenza e quanto previsto dall’articolo 222 (regolamentazione dell’offerta) potrà essere direttamente applicato.

Anche il mondo dei viticoltori è stato toccato dalla riforma. Infatti il sistema delle autorizzazioni di impianto del vigneto è stato modificato dando la possibilità agli SM di applicare tali norme anche per le uve destinate alla trasformazione in acquaviti con indicazione geografica. In generale le autorizzazioni per nuovi impianti potranno essere rilasciate sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori (superficie, competenze, giovani, altri vincoli). Gli SM inoltre, in caso di richieste insufficienti, potranno decidere di non assegnare nuove autorizzazioni a taluni soggetti. Nel caso di maggiore richiesta invece, si potrà utilizzare come priorità, quella di giovane agricoltore. Di grande importanza sono le novità introdotte alla misura consulenza aziendale che, pur se inserita negli attuali Programmi di sviluppo rurale, risulta praticamente inapplicata a causa di limiti oggettivi previsti nella regolamentazione di base.

*Lo scenario della Brexit

Nonostante si tratti ancora solo di simulazioni le notizie arrivate in merito ai possibili scenari di tagli al bilancio Ue sono fortemente preoccupanti.  Il primo scenario, denominato “di riferimento”, applica un taglio lineare degli stanziamenti attuali Pac del 15% a prezzi correnti, il secondo ripete l’esercizio con tagli del 30%, mentre la terza ipotesi è quella dello status quo. Vi è anche l’ipotesi del co-finanziamento nazionale che però provocherebbe forti squilibri tra Paesi. Nello scenario ipotizzato di una partecipazione finanziaria del 30% da parte dei Paesi alla spesa per gli aiuti diretti agli agricoltori, il saldo sarebbe positivo per alcuni contributori netti. Per Italia, Germania e Olanda i risparmi teorici dei contributi al bilancio Pac eccederebbero i costi addizionali per il co-finanziamento, ad ogni modo la discussione sul bilancio ad ogni modo inizierà nel 2018.

Scarica QUI la guida fatta da Paolo De Castro