Negli anni’50 quando è nata la PAC, l’agricoltura impegnava il 40% dell’occupazione e quindi aveva un peso politico importante rispetto ad oggi con una popolazione impegnata nel settore che misura solo il 3% del totale. Quindi oggi il peso politico degli agricoltori è meno importante. La PAC nasce nel dopoguerra con lo scopo di “dare da mangiare all’Europa”, obiettivo che fu raggiunto con la politica dei prezzi fissi (continua la lezione due).

La strategia iniziale (food security) prevedeva in un mercato chiuso, l’innalzamento dei prezzi dei prodotti agricoli, stimolarono l’aumento della produzione. Ammasso primario e dazi alle frontiere era la strategia utilizzata, che funzionò fintanto che l’Europa era deficitaria di alimenti (l’Italia è la più deficitaria nell’euro-zona). In questa fase gli Stati Uniti non si opposero a queste dinamiche in quanto l’Europa era un cuscinetto politico nel bel mezzo della Guerra Fredda.

Con il dazio quindi vi era un guadagno per l’Europa ma, alzando i prezzi la produzione venne stimolata troppo e quindi si arrivò alla saturazione della domanda e quindi all’eccedenza alimentare; così, da maggiore importatore l’Europa divenne il più grande esportatore di prodotti alimentari dopo gli Stati Uniti che cominciarono a vedere l’Europa come un nemico. A un certo punto pertanto intervenne il W.T.O. alla fine degli anni ’80 decretando che l’agricoltura non poteva stare fuori dall’organizzazione del commercio, venne così condivisa la LIBERALIZZAZIONE del mercato, ponendo fine al protezionismo.