Quante sono le spese per la difesa?

Questa mattina, leggendo alcune notizie, ho visto che si parla di #difesa e #spesamilitare e, dato che ho lavorato su 9 leggi di bilancio, voglio cogliere l’occasione per chiarire un punto fondamentale: quando si parla del “2% del PIL per la difesa”, bisogna sapere che “le armi” rappresentano solo una parte minoritaria.

Nel bilancio della Difesa italiana per il 2024, pari a 29,2 miliardi di euro (circa l’1,4% del PIL), le risorse sono così suddivise:

Personale (stipendi e pensioni): circa 18,1 miliardi di euro (62%);

Investimenti (acquisto e ammodernamento di armamenti): circa 7 miliardi di euro (24%);

Esercizio (manutenzione, missioni, energia): circa 4,1 miliardi di euro (14%).

Per arrivare alla soglia del 2% (circa 40,4 mld), il Governo ha incluso altre voci: le pensioni dei militari in congedo, le spese della Guardia di Finanza (che ha anche compiti di sicurezza e difesa dei confini), quelle dei Carabinieri (forza armata a ordinamento militare) e altri costi legati alla sicurezza, alle missioni internazionali e ad alcune infrastrutture strategiche.

Secondo me, il Governo ha fatto bene. Certo, ci si poteva lavorare prima ma, è anche vero che chi ha governato in passato non ci ha nemmeno provato; quando lo ha fatto, ha scelto la strada più semplice: aumentare la pressione sui cittadini, invece di razionalizzare le voci di spesa già esistenti.

Francamente, non capisco le critiche di chi oggi è all’opposizione.

So anche che, a molti cittadini, non piace sentir dire che spendiamo i nostri soldi per la difesa invece che per fare ospedali, a loro dico che la libertà va protetta e questo ha un costo!

Produttività e stipendi

Il mio amico Giuseppe ha pubblicato il grafico che riporto qui sotto, argomentando che se non cresce la produttività non possono crescere i salari. “Apriti cielo”

Purtroppo questi argomenti non piacciono ne, alla stragrande maggioranza dei “politici” ne, alla stragrande maggioranza dei “cittadini”. I primi evitano questo argomento perché non piace ai secondi.

Ai secondi non piace perché pensano che la produttiva sia legata al carico di lavoro e non hanno ancora collegato che se in un ora, sfruttando l’innovazione, fai il doppio di quello che facevi prima, allora puoi riposare un ora.

SPIEGONE:

L’Italia oggi ha una struttura economica fortemente orientata al settore terziario, che oggi rappresenta circa il 72% del PIL nazionale. Tuttavia, proprio il settore terziario è, tra i macrosettori, quello in cui è più difficile aumentare la produttività, soprattutto nelle sue componenti ad alta intensità di lavoro umano (sanità, educazione, PA, ristorazione, commercio tradizionale). Dagli anni ’80 ad oggi il settore primario si è quasi dimezzato, il settore secondario ha perso oltre 10 punti percentuali, mentre il settore terziario ha guadagnato circa 15-17 punti dal 1980 a oggi.

IN SINTESI: fare il tifo per “più turismo” (labour-intensive) e “meno industria” (capital-intensive) è come tifare per “bassi salari”.

Ventotene: Si o No?

Mi fa piacere che il Presidente del Consiglio abbia parlato del Manifesto di Ventotene così, qualcuno, sarà andato a leggerlo direttamente. Anche io l’ho fatto e, in tutta sincerità, quello che poteva andare bene nel 1941, oggi non credo possa funzionare in tutto e per tutto. Vediamo perchè:

1) L’idea di un’Europa unita, democratica e pacifica è ormai un caposaldo (nonostante le critiche all’UE attuale).

2) Il richiamo alla solidarietà tra i popoli e alla cooperazione sovranazionale è ancora attualissimo (soprattutto dopo pandemia, guerre, crisi climatiche).

3) Il principio che i diritti sociali (salute, lavoro, istruzione) siano parte integrante della democrazia è ampiamente condiviso.

4) La proposta di limitare la proprietà privata nei settori chiave dell’economia sarebbe oggetto di forte dibattito e, certamente creerebbe più povertà.

5) L’idea che una minoranza “illuminata” debba guidare il cambiamento, soprattutto da chi difende una visione più partecipativa e orizzontale della democrazia, non mi piace per nulla.

6) L’approccio molto deciso contro il nazionalismo oggi troverebbe ostacoli nei movimenti che rivendicano più autonomia dagli organismi sovranazionali.

Non trovate?

A lezione: inquinano le auto elettriche?

A lezione mi hanno chiesto cosa penso delle #autoelettriche: se ero favorevole o no.

Non ho risposto subito perché ho pensato di fare un lavoro di ragionamento, confrontando l’auto tradizionale (T) con quella elettrica (E). Abbiamo deciso quindi di affrontare la questione prima del punto di vista energetico. Siamo partiti da auto di stessa categoria di potenza (50KW) e allestimento.

I dati li abbiamo presi da IEA (International Energy Agency).

Consumo produzione T circa 45MWh

Consumo produzione E circa 60MWh (20MWh per batteria)

Consumo uso E circa 0.15 KW/Km

Consumo uso T circa 8L/100Km

Consumo per manutenzione E 0,5MWh anno

Sostituzione batteria circa 200.000 Km

Consumo per manutenzione T 1,5MWh anno

Con questi numeri, considerando 20mila Km anno il punto di pareggio lo abbiamo dopo 18 anni. Se facciamo 50mila km anno il punto di pareggio lo abbiamo a 7 anni. Con 10 mila Km di anni c’è ne vogliono 35.

Il secondo confronto lo abbiamo fatto guardando alle emissioni di CO2.

L’auto E per la produzione emette più CO2 rispetto alla T ma, dopo 7 anni, considerando 20mila Km anno, si raggiunge il punto di pareggio. Dopo l’auto E emette meno emissioni.

Conclusioni: la verità è sempre nel mezzo e dipende cosa vogliamo fare.

AncoraPiùUmbria: programma elettorale

Cari amici,

il 17 e 18 novembre saremo chiamati a decidere chi governerà l’Umbria per i prossimi 5 anni.

Io, come già sapete, mi sono messo a disposizione con Alternativa Popolare per difendere l’agricoltura, l’allevamento, la pesca e la caccia da coloro che non conoscono né le tradizioni né i territori rurali.
Con questo messaggio inoltre voglio farvi conoscere il nostro programma che si articola in vari punti strategici: Imprese e economia, lavoro e formazione, Sanità e politiche sociali, Digitale e semplificazione, Agricoltura, commercio, artigianato, Infrastrutture, Ambiente ed energia, Cultura, Turismo, Sport, Politiche giovanili e Sicurezza.

Scaricalo QUI

Buona lettura.

Un Consorzio per lo sviluppo della Valnerina

Alternativa Popolare propone un Consorzio di Territorio per lo Sviluppo Sostenibile della
Valnerina, una delle aree più affascinanti e potenzialmente ricche della nostra Regione. La
proposta si basa sulla creazione di un soggetto giuridico autonomo, che unisca i Comuni
della Valle, la Regione Umbria e i privati con l’obiettivo di coordinare e valorizzare le risorse
locali, stimolando una crescita economica e culturale sostenibile. Il Consorzio rappresenta il
primo passo verso un’azione collettiva e coordinata che superi i limiti della sola gestione –
ancorché fondamentale – dei fondi della coesione per le aree interne. Leggi il comunicato.

Lago Trasimeno, occorre approccio operativo

Lago Trasimeno, il più grande lago dell’Italia centrale, rappresenta un pilastro fondamentale per l’economia umbra, grazie al turismo, alla pesca professionale, all’agricoltura e a tutte le attività correlate. Tuttavia, la gestione di un’area territoriale così vasta e complessa richiede un intervento più strutturato e mirato. Nel nostro programma, evidenziamo l’importanza di una gestione operativa dedicata del Lago Trasimeno. Attualmente, la gestione del lago è stata delegata all’Unione dei Comuni attraverso una legge regionale. Tuttavia, questa delega si è rivelata inefficace a causa della mancanza di risorse, personale e mezzi adeguati. La nostra proposta prevede l’abrogazione di questa legge regionale e la creazione di un assessorato specifico con risorse dedicate. Leggi il comunicato.

“Politica del mare”, la mia idea torna in auge

Pochi giorni fa, il 15 maggio, viene pubblicato il DL Agricoltura. Leggendolo mi accorgo, con soddisfazione, che all’articolo 12 si parla di “politica del mare”.

La volontà è quella di creare presso la Presidenza del Consiglio un dipartimento specifico….era la mia proposta scritta nella mozione n. 69 del 2018.

Io non ci sono riuscito perché all’epoca non mi hanno dato retta ma, le idee buone rimangono tali!

Invertiamo la rotta al declino demografico umbro

L’Umbria, cuore verde d’Italia, sta affrontando una sfida demografica crescente. Il calo della popolazione, particolarmente evidente nei piccoli comuni, minaccia la sostenibilità delle comunità locali e il mantenimento delle loro identità culturali e storiche. Questo fenomeno, aggravato dall’invecchiamento della popolazione e dall’emigrazione dei giovani, richiede un’azione politica tempestiva e mirata.
In molti piccoli comuni umbri, il numero di abitanti è talmente ridotto che si rischia la scomparsa di intere comunità. Le implicazioni vanno oltre il mero aspetto demografico, influenzando l’economia locale, l’accesso ai servizi pubblici e la vitalità delle tradizioni culturali.
Per affrontare queste sfide, proponiamo una serie di misure a supporto alla genitorialità ma anche vantaggi per vivere nei piccoli comuni. Leggi il comunicato.

Pronti ad ascoltare chi protesta

In questo momento di grande sfida e incertezza, desideriamo esprimere la nostra più sincera vicinanza e solidarietà nei confronti di tutti gli agricoltori che lavorano instancabilmente per garantire la produzione di cibo e la sostenibilità delle nostre comunità e che in questi giorni hanno trovato il tempo per protestare e farsi sentire. Leggi il comunicato.