Il Museo Paleontologico di Pietrafitta, inaugurato nel luglio 2011 e chiuso nel 2015, costituisce una collezione di fossili di inestimabile valore scientifico e, per il numero di specie presenti, è considerato uno dei più importanti patrimoni paleontologici a livello europeo. Peccato che il museo in questione non risulti aperto al pubblico, nonostante al suo interno siano presenti tutti i preziosissimi reperti che, molto probabilmente, versano in uno stato di precario abbandono, ma di cui nessuno parla.

Una situazione intollerabile, soprattutto alla luce delle ingenti risorse di denaro pubblico utilizzate per la realizzazione di questa esposizione permanente e su cui ho voluto fare chiarezza tramite un’interrogazione indirizzata al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Nell’ambito di accordi intercorsi tra l’allora Governo, Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comuni interessati ed Enel s.p.a. è stata costituita nel 1999 la società Valnestore Sviluppo srl, a capitale totalmente pubblico, per cui il museo di Pietrafitta è divenuto anche proprietario. La realizzazione del museo ha assorbito risorse per un ammontare ben superiore ai 5 miliardi di vecchie lire, venendo a costare oltre il doppio della somma inizialmente prevista: ciò nonostante, il museo di Pietrafitta risulta attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione e allestimento, mentre la società Valnestore s.r.l. è stata messa in liquidazione nel giugno 2016, a seguito di un’ingente esposizione debitoria, dato che i fondi previsti per la gestione museale sono stati utilizzati a copertura di perdite che la società ha subito nel corso della propria direzione operativa.

Il territorio del comprensorio è già martoriato dalla questione ‘terra dei fuochi’ e la chiusura del museo rappresenta per la popolazione l’ulteriore privazione di un patrimonio costituito da ritrovamenti importantissimi a livello europeo. Allo stato attuale, però, non sappiamo in che condizione siano conservati i reperti che si trovano all’interno del museo.

Per questo motivo, chiediamo al Governo di spiegare come siano state utilizzate le risorse destinate alla realizzazione del museo di Pietrafitta visto che, nel corso degli anni, la stima di costo iniziale è stata del tutto errata a fronte di una necessità monetaria pari al doppio. Vogliamo sapere, inoltre, quali iniziative intenda intraprendere il Governo per consentire l’immediata riapertura del museo paleontologico, patrimonio culturale da mettere a disposizione della collettività e risorsa indispensabile ad incentivare l’attività turistica nei territori della Valnestore.

È evidente che si tratti dell’ennesimo caso di risorse pubbliche utilizzate impropriamente per fini diversi da quelli per cui sono state stanziate inizialmente, dato che sarebbe stato opportuno un attento monitoraggio del progetto da parte del Governo, in qualità di parte stipulante dell’iniziale Protocollo insieme alla Regione Umbria ed Enel s.p.a.

Valuteremo anche un esposto sia per danno erariale, che per danno al patrimonio culturale poiché in un momento delicato come questo, in cui il turismo in Umbria è diminuito a causa del terremoto, tenere chiuso un museo di tale importanza è, oltretutto, una violazione di diritto costituzionale.