Maglia nera all’Umbria per quanto riguarda la febbre da gioco. Basti pensare che, solo a Perugia, su oltre 166mila abitanti con un reddito pro-capite pari a 20.880 euro, nel 2016 hanno ‘scommesso’ 169,5 milioni in giocate complessive tra videolottery e new-slot, ossia le macchinette ‘mangiasoldi’ presenti nei bar e nelle tabaccherie.

Secondo i dati elaborati dal Gruppo Espresso nel capoluogo umbro si contano 1.093 apparecchi mentre a Terni sono 856. Il risultato è che entrambe le città esprimono un livello minimo di virtuosità: rispetto al 2015, le giocate a Perugia sono aumentate da 943 a 1.017 euro pro capite mentre a Terni, dove il costo complessivo ammonta a 131 milioni di euro, si è passati da 1.128 a 1.177 euro.

La spesa annua per gli umbri è altissima. I dati ci dicono che abbiamo una spesa pro-capite per ogni abitante nella provincia di Perugia pari a 1.528 euro, 3.589 euro per ogni famiglia perugina, circa 299 euro al mese. Mentre una spesa pro-capite nella provincia di Terni pari a 1.470 euro, 3.233 euro per una famiglia ternana, 269 euro al mese. I valori aggregati per l’intera Regione Umbria ci dicono che abbiamo una spesa per ogni abitante pari a 1.513 euro e ben 3.493 euro a famiglia, cioè 291 euro al mese per ogni nucleo familiare.

Chi ‘vince’  in gran parte rigetta subito in azzardo le somme illudendosi di poter ‘sbancare’, cui vanno poi aggiunti i costi socio-sanitari e la mancata Iva per beni di consumo. In questo allarmante quadro c’è poi il flusso di denaro che viene ripulito dalle mafie anche nelle VLT-Slot-Online. Questi dati ci danno contezza di quanto e in quale percentuale l’economia territoriale risenta della propensione all’azzardo della popolazione.

Un vero e proprio danno sociale di cui i Comuni e la Regione devono prendere atto e intervenire per arginare questa piaga.