Si chiuderà oggi il rapporto con Rousseau? Io ci avevo creduto tanto; o forse mi ero illuso. Se faccio un passo indietro con la mente era proprio il concetto di “democrazia partecipativa” che mi aveva fatto avvicinare ai meet-up (oltre ad altri temi come la battaglia del “no profitti su acqua” e “diventiamo produttori di energia”). Ricordo ancora i convegni con Allegretti, il Sindaco di Grottammare e gli esperimenti per arrivare consapevolmente alla decisione migliore per tutti.
Poi ho avuto l’onore di sedere in Parlamento (dopo vari impegni alle amministrative). Ricordo tanto entusiasmo e la voglia di aiutare tutti.
Nel 2018 diventiamo forza di Governo: tante le cose fatte; ma anche molti gli errori commessi. Il nostro errore più grosso, però, è non aver sviluppato un “metodo partecipativo”. La piattaforma individuata, infatti, ha permesso agli iscritti per lo più asettiche votazioni. Ciò ha rappresentato il fallimento della tanto desiderata democrazia partecipativa. Mi sono fidato, errore mio.
Sperando in un cambiamento di metodo, ho anche scritto all’associazione – 9 mesi fa – ma non ho mai avuto risposta, tranne la richiesta del consueto obolo mensile.
Ora dove andiamo? Cambiamo solo nome allo stesso modello? Vogliamo abbandonare questo principio o vogliamo riprovarci? Il Movimento diverrà un partito o cos’altro? Chi sarà al comando e come si prenderanno le nuove decisioni?
Nel mio piccolo, il “portavoce” l’ho sempre fatto, decine e decine di incontri sul territorio (che continuano anche oggi) e quasi 2.000 persone incontrate in ufficio.
Il metodo partecipativo non è un voto su “questo” o “quello” come ci insegnano i libri di Allegretti e tanti altri. Ahimè, ancora tante sono le questioni da chiarire del nuovo percorso, se mai ci sarà.
Nulla è ancora scontato. Nemmeno io.