L’Europa saprà difendersi?

Oggi a L’Aia, al vertice NATO, i Paesi alleati discutono un impegno storico: portare la spesa per la difesa comune al 5% del PIL.
Un obiettivo ambizioso, che riflette la consapevolezza crescente che la sicurezza non è solo una questione militare, ma una condizione necessaria per la libertà, la democrazia e la prosperità.

Già negli anni ’50, uno dei padri fondatori dell’Europa unita, Alcide De Gasperi, ammoniva con lucidità: “Non c’è Europa senza una difesa comune.”
Era il tempo della Comunità Europea di Difesa, un progetto allora troppo avanti per i tempi, ma che oggi ritorna con forza nell’agenda politica. Allora si trattava di evitare che l’Europa fosse solo una costruzione economica, priva di un’anima politica e di una capacità di difendersi. Oggi si tratta di non restare irrilevanti di fronte alle sfide globali.

Difendersi insieme significa contare di più. Significa non dipendere da altri per la nostra sicurezza, ma essere in grado di scegliere con la nostra testa. Significa garantire la pace non con la retorica, ma con la deterrenza. Significa sostenere l’Ucraina, proteggere i confini, tutelare i nostri valori anche nello spazio, nel cyberspazio, nei mari e nel mondo dell’innovazione.

L’Europa ha imparato sulla sua pelle che la pace non è un dato acquisito. Dalla Guerra Fredda alla dissoluzione della Jugoslavia, dal terrorismo internazionale ai conflitti alle porte orientali, ogni generazione ha scoperto che la libertà va difesa. E oggi, più che mai, servono investimenti, capacità e volontà politica comune.

Io faccio il tifo per un’Unione Europea che, proprio partendo dalla sicurezza condivisa, costruisce la sua indipendenza strategica e rilancia la sua missione nel mondo.
Un’Europa capace di agire, di proteggere, di prevenire. Un’Europa più forte e più unita, perché una difesa comune è la premessa per un futuro di pace, libertà e responsabilità condivisa.

Di filippogallinella

Parlamentare eletto alla Camera dei deputati XVII e XVIII Legislatura