Con la collega Chiara Gagnarli, mi sono recato in visita  allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, unica officina farmaceutica dello Stato attrezzata con infrastrutture, impianti di lavorazione, laboratori e magazzini per la produzione di farmaci e cannabis per uso terapeutico.

I militari che ci hanno accompagnato in visita allo Stabilimento, che ringrazio per la disponibilità accordata, ci hanno riferito che l’Istituto da sempre collabora con altre istituzioni e con numerose Università per attività congiunte di ricerca e formazione per la produzione di farmaci orfani, medicinali cioè che, pur essendo di indubbia utilità clinico-terapeutica, non vengono sviluppati, prodotti e resi disponibili dalle aziende private a causa, sostanzialmente, del loro limitato interesse commerciale; curano infatti patologie, definite malattie rare, che colpiscono un numero relativamente piccolo di persone.

Dal 2014 è stato attivato un accordo tra il ministro della Difesa e il ministro della Salute per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis, per la cura di patologie gravi e altamente invalidanti, come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, il glaucoma, le malattie neoplastiche: tutte patologie nelle quali i preparati a base di cannabis sono molto efficaci e con un rapporto rischio-beneficio nettamente a favore di quest’ultimo. Tanto che questa cannabis ‘Made in Italy’ è stata la prima a essere riconosciuta dalla Comunità europea come sostanza attiva di grado farmaceutico, grazie anche alla sinergia con il CREA-CIN di Rovigo, l’istituto che da anni studia la pianta di cannabis e che fornisce le genetiche e le talee allo stabilimento di Firenze attraverso procedure di studio sulla selezione dei genotipi, dagli elevati standard di qualità e analisi del contenuto di cannabinoidi, tramite la cromatografia.

Gli stessi militari ci hanno confermato che le richieste per l’utilizzo di questa cannabis terapeutica negli anni sono aumentate, tanto che è necessario potenziare la produttività e arrivare a circa 300 kg all’anno rispetto agli attuali 150, ma le serre non sono più sufficienti: è necessario ampliare i finanziamenti, sia pubblici che privati, e soprattutto incrementare le risorse, che al momento sono carenti anche a causa del mancato turn over. Investire a Firenze, potrebbe portare l’Italia ad essere autosufficiente con 700 kg annui e, con lo spazio potenzialmente a disposizione, si potrebbero raggiungere le 2 tonnellate. Al momento, invece, per sopperire al fabbisogno, si sta valutando l’attivazione di bandi per ampliare, oltre al canale già attivo con l’Olanda, le esportazioni dall’estero per acquistare sul mercato internazionale altra cannabis di qualità, idonea all’impiego medico, non facile da reperire.

Il nostro impegno sarà quello di far sì che lo Stabilimento di Firenze abbia personale e mezzi tali da soddisfare quanto prima le necessità del Paese.