Il Ministro Beatrice Lorenzin illustra in Aula a Montecitorio la situazione italiana sull’IVG e imputa alla Regione Umbria una organizzazione che non produce risultati. Il deputato Gallinella (M5S) chiede alla Presidente Marini di spiegarne i motivi

Nonostante il numero dei medici obiettori in Umbria diminuisca, i tempi di attesa per l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) nella nostra regione aumentano. A denunciarlo è proprio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nella sua relazione a Montecitorio. In compagnia dell’Umbria regioni come la Lombardia e le Marche, tendenze diametralmente opposte nel Lazio ed in Piemonte. Uno scenario che non lascia ben sperare per il futuro e che presuppone modalità organizzative non all’altezza da parte della Giunta Marini, come lasciato intendere dalla stessa Lorenzin che ha ribadito come, dal 2011, competa alle regioni l’organizzazione delle strutture per garantire l’esercizio di tale diritto.

Ci attendiamo un pronto ed esaustivo chiarimento da parte della Governatrice Marini – è il mio commento – Ci auguriamo che la Presidente possa spiegare i motivi alla base dell’allungamento dei tempi di attesa, nonostante vi sia un calo dei medici obiettori di coscienza, ma che soprattutto riesca finalmente a mettere in pratica azioni concrete in grado di diminuire le tempistiche per accedere a tale diritto per le donne. Per un tema così sensibile, ci si attende la massima attenzione istituzionale”.

Nella sua relazione al Parlamento, il Ministro Lorenzin ha cercato di tranquillizzare le forze politiche sulla corretta attuazione della legge n. 194 del 1978 in materia di IVG, anche in riferimento al reclamo proposto dalla CGIL su cui è intervenuto il Comitato europeo dei diritti sociali dl Consiglio d’Europa con una proposta di “pronunciamento negativo” nei confronti dell’Italia. La Lorenzin ha ribadito che compito dello Stato è l’individuazione dei livelli di assistenza sanitaria da garantire a tutela del diritto alla salute, mentre alle regioni spetta l’organizzazione delle strutture per garantire l’esercizio di tale diritto. “Garantire l’intervento sanitario di IVG non significa che lo stesso debba essere effettuato in tutte le strutture sanitarie – ha dichiarato Beatrice Lorenzin – Ricordo che nel Servizio sanitario nazionale non tutte le prestazioni sanitarie sono disponibili in ogni struttura sanitaria. Allo stesso modo, la legge n. 194 non impone che tutte le strutture ospedaliere abbiano un reparto di ostetricia e ginecologia che offra IVG. Ogni regione ha autonomia organizzativa”.

La Regione Umbria però dati alla mano, si ritrova con un peggioramento del servizio offerto se si valuta la variazione dal 2006 al 2013. Uno scenario che ci auguriamo cambi presto. Noi continueremo a fare pressioni a difesa di questo sacrosanto diritto delle donne”.