Finalmente è stata aperta la consultazione dei documenti sul Ttip, il Trattato transatlantico di libero scambio che Bruxelles e Washington stanno negoziando dal 2013. Così il 31 maggio, alle ore 15 mi sono presentato al Ministero dello Sviluppo economico per visionare i documenti.
Scortato dai carabinieri sono stato condotto fino ad una sala lettura con quattro postazioni. Ho dovuto lasciare cellulare e tablet. Per prendere appunti sono, infatti, a disposizione fogli e penne sul tavolo. Solo dopo essere stato informato sulle norme di riservatezza relative alla divulgazione, Legge del 3 agosto 2007 numero 124 e DPCM 5 del 2005, ho potuto prendere in mano il dossier.
Si tratta di otto documenti che partono da quanto relazionato dal decimo round fino ad oggi con in più una analisi d’impatto commissionata dalla DG TRADE. Documentazione molto corposa e tutta in inglese. Documentazione consultabile soltanto per un ora. Un tempo ridottissimo, che consente appena una prima visione d’insieme.
La mia attenzione, dato che sono membro della commissione Agricoltura alla Camera, si è soffermata sulle implicazioni che il Trattato potrebbe avere all’interno del settore. In particolare, ho esaminato la questione della clausola di salvaguardia degli investimenti e la tutela delle denominazioni di origine. La clausola di salvaguardia prevede il meccanismo dell’arbitrato. Al momento, però, non chiaro chi pagherà gli arbitri e se vi sarà possibilità di fare appello. L’altra questione, la tutela delle denominazioni di origine, chiama invece in causa la difficoltà di riconoscimento giuridico, vista la diversa legislazione tra Usa e Ue, di alcune DO europee e quindi anche di quelle italiane.
Sicuramente una nota interessante, sempre relativa al settore agricolo, è stato leggere che da parte di entrambi i partner c’è la volontà di avere una “Food security”. Sicurezza nutrizionale che, ad una prima e rapida lettura, soltanto l’Unione europea lega anche al tema della sostenibilità.
Credo che l’analisi d’impatto per settori dovrebbe diventare pubblica. Credo che a questa analisi si dovrebbe aggiungere quella per singoli Paesi che sembra mancare. Questo perché, al di la dei segreti commerciali, i cittadini devono sapere quello che potrebbe accadere e quindi decidere meglio. Altro dato da considerare, spesso taciuto, è quello geopolitico. Il Ttip potrebbe portare il dollaro a diventare la nostra moneta e rendere la sovranità monetaria ancora più irraggiungibile.