Per dovere di cronaca va detto che ad oggi i trattati Ue non prevedono la possibilità di uscita dalla moneta unica ma solo dall’Unione europea (art.50 del Trattato di Lisbona). Questo perché l’adozione di una moneta unica era stata concepita all’inizio come un processo irreversibile volto a rafforzare l’integrazione economica e politica dei Paesi Ue. Recentemente alcuni giuristi stanno mettendo in dubbio questo assunto mentre gli economisti si sbizzarriscono a immaginare i vari scenari di un’eventuale uscita di un Paese dall’euro. 
Dall’euro l’Italia non può uscire tramite un referendum abrogativo: l’art. 75 della Costituzione vieta esplicitamente che possa svolgersi un referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, occorre anche precisare, che non è possibile nel nostro ordinamento proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della costituzione (articolo 132 Cost. per gli enti territoriali), però vi è un precedente, al quale ci si potrebbe richiamare: nel 1989 quando, con legge costituzionale (3 aprile 1989, n. 2), fu indetto un “referendum di indirizzo” (ossia consultivo) sul conferimento di un mandato al Parlamento Europeo per redigere un progetto di Costituzione europea (fu un plebiscito a favore dell’Europa, con l’88% dei sì da parte dei cittadini). Ed è su questo fatto che si potrebbe procedere.