La crisi economica nella quale è precipitata L’Italia da quasi dieci anni non potrà essere davvero superata se il nostro Paese non tornerà a investire in università e ricerca. La conoscenza e una formazione di alto livello sono premesse necessarie per crescere, essere competitivi e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Con il nostro programma vogliamo dare alle nuove generazioni gli strumenti necessari per costruire un futuro migliore, per loro stessi e per tutta la comunità. Per farlo è necessario invertire la tendenza che ha visto negli anni il nostro Paese ridurre drasticamente le risorse destinate a questo comparto. Il cambio di rotta richiede di intervenire su più fronti: anzitutto, bisogna stabilire quale sia il migliore modello di governance per le università italiane. Anche il sistema degli enti pubblici di ricerca in Italia è estremamente disomogeneo: per superare questa frammentazione proponiamo l’introduzione dell’Agenzia Nazionale per la Ricerca, preposta al coordinamento e al controllo tra le varie componenti della ricerca. L’Agenzia dovrebbe essere completamente sganciata dalla politica, e quindi diretta da studiosi e scienziati tra i più meritevoli scelti all’interno della comunità scientifica. Oggi siamo al penultimo posto in Europa come percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni. È possibile recuperare questo gap in tempi brevi soltanto investendo sul digitale, sulla formazione multimediale, di qualità, aperta e gratuita: l’accesso deve essere consentito a tutti, in tutte le condizioni sociali e tutti devono poterne controllare e verificare la qualità. Una volta assicurato un servizio di base è giusto garantire un riconoscimento a chi dimostri di lavorare meglio, attraverso un sistema di valutazione diverso rispetto a quello attualmente vigente. Inoltre, siamo convinti che formazione e ricerca non dovrebbero subire passivamente il sistema produttivo, anche in considerazione dei continui cambiamenti del mondo del lavoro, ma guidare la nostra nazione per vincere le sfide che oggi ci attendono, riportando l’Italia tra i Paesi più importanti del panorama internazionale. Per questi motivi noi intendiamo: introdurre lo svolgimento obbligatorio di stage e attività laboratoriali nei percorsi di studio che attualmente non lo prevedono. Incentivare il raccordo tra università, centri di ricerca, scuole, enti pubblici e mondo produttivo, anche attraverso il potenziamento di incubatori universitari. Incentivare la pubblica diffusione e condivisione dei risultati della ricerca elaborata da enti pubblici, tra cui le università, secondo le indicazioni del programma Horizon 2020. Aumentare e migliorare il coinvolgimento degli atenei nella formazione continua dei cittadini, sempre più importante in un mondo del lavoro in continua e rapida evoluzione. Coinvolgere le università nella riqualificazione e riconversione professionale in itinere dei lavoratori in attesa di impiego che percepiranno il reddito di cittadinanza, anche attraverso il coordinamento con i centri per l’impiego. Potenziare e sviluppare in maniera strutturale il dottorato industriale. Revisionare il sistema della formazione tecnica terziaria, anche attraverso una maggiore sinergia tra le università e gli istituti superiori tecnici e professionali. Riformare il sistema artistico musicale: assicurare un maggior coordinamento tra i vari livelli d’istruzione prevedendone una revisione e assicurando il completamento dei processi di statalizzazione degli istituti paritari in sofferenza.

Riformare il meccanismo di reclutamento dei ricercatori universitari, reintroducendo il ruolo del ricercatore a tempo indeterminato prevedendo l’obbligo di svolgimento di attività didattiche e abrogando la legge 240 sui ricercatori di tipo A e B.

Riformare il sistema di reclutamento dei docenti eliminando le procedure comparative locali e introducendo un meccanismo nazionale di assegnazione dei docenti sulla base delle necessità preventivamente programmate degli atenei.

Il M5S ritiene necessario assicurare un maggior coinvolgimento degli enti di ricerca e delle università italiane nelle scelte governative, sia nelle fasi di dibattito che decisionali, affidando loro un ruolo adeguato nelle scelte politiche che riguardano lo sviluppo culturale, tecnologico e scientifico del nostro Paese.