Il 27 luglio 2015 presento questa interrogazione per avere chiarimenti in merito alla posizione del Governo italiano sul riconoscimento della Cina come economia di mercato. Oggi il Governo mi risponde e non sono brutte notizie. Grazie alla mia interrogazione finalmente è stata messa nero su bianco la posizione dell’Italia. Sotto la risposta.

A tale proposito monitoreremo affinché il Governo sia coerente con la necessità di mettere in campo tutti gli strumenti per tutelare le filiere produttive dell’agroalimentare made in Italy e la sicurezza alimentare del Belpaese dall’invasione del Gigante asiatico, il cui ingresso nell’economia di mercato – è bene ricordarlo – secondo uno studio dell’AEGIS Europe, un’alleanza industriale europea, provocherebbe la perdita di 400mila posti di lavoro in Italia e 3 milioni di in tutta Europa.

Ministero dello Sviluppo Economico

UFFICIO LEGISLATIVO

SERVIZIO SINDACATO ISPETTIVO PARLAMENTARE

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN X COMMISSIONE

N. 5-06155 On.li Gallinella ed altri

ELEMENTI DI RISPOSTA

Preliminarmente vorrei evidenziare che la questione del riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina riguarda la politica commerciale comune, che in base ai Trattati rientra tra le materie di competenza esclusiva dell’Unione Europea.

L’articolo 15 del Protocollo di adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) prevede una deroga all’Accordo Antidumping, stabilendo che i dazi nei confronti delle importazioni di beni cinesi sottocosto, che creano danni alla produzione UE, possano essere calcolati con il metodo c.d. del “paese analogo”. Tale sistema prende come riferimento i costi di produzione di una economia di mercato in condizioni analoghe a quella cinese (come ad es. l’India o la Malesia), senza onere di dover dimostrare in ogni procedimento l’esistenza di condizioni diverse da quelle di mercato.

La deroga scadrà l’11 dicembre del 2016. Come noto agli interroganti, a partire da tale data – secondo l’interpretazione del Protocollo sposata da Pechino – il riconoscimento alla Cina del Market Economy Status (MES) diverrebbe automatico, con il conseguente obbligo per la Commissione di presentare con il dovuto anticipo una proposta normativa al Parlamento e al Consiglio al fine di adeguare il regolamento antidumping UE.

La questione ha evidenti collegamenti con l’attuale momento di crisi del settore dell’acciaio in molti Paesi occidentali – tra i quali Regno Unito e Stati Uniti – derivante dalla sovraccapacità produttiva cinese. Il riconoscimento alla Cina dello status di paese ad economia di mercato Market Economy Status (MES – Stato di economia di mercato) renderebbe infatti più complessa e meno efficace l’imposizione di dazi anti-dumping per contrastare le importazioni sottocosto di prodotti cinesi, compresi quelli dell’acciaio

La Cina auspica da tempo un impegno dell’UE in favore della concessione del MES.

Tuttavia dopo un primo dibattito informale tenutosi in occasione del Consiglio Affari Esteri-Commercio del 27 novembre 2015, il 13 gennaio scorso si è svolta una ulteriore discussione di orientamento in seno al Collegio dei Commissari dell’UE, all’esito del quale il Presidente della Commissione Juncker ha chiesto di effettuare ulteriori valutazioni sul dossier, rinviando ogni decisione al secondo semestre 2016.

La cautela recentemente dimostrata da Juncker deriva da più fattori: in primo luogo, da considerazioni interne alla UE sugli effetti negativi che la decisione potrebbe avere su crescita e occupazione (come sottolineato da Business Europe e dell’associazione AEGIS) e dalla forte sensibilità sulla questione dimostrata dal Parlamento Europeo e da alcuni Stati Membri.

Dall’esterno dell’UE, dalle preoccupazioni manifestate dagli USA per i possibili effetti negativi sulle esportazioni e gli investimenti statunitensi in Europa, come chiaramente espresso dal Rappresentante commerciale USA Froman nel corso dell’incontro con il Commissario al Commercio UE Malmström dello scorso 11 dicembre.

In occasione del Consiglio Affari Esteri-Commercio informale di Amsterdam del 2 febbraio u.s., l’Italia (con Germania e Francia) ha ribadito la richiesta alla Commissione di procedere ad uno studio di impatto completo, ad una valutazione dei rischi che potrebbero derivare all’industria europea dalla concessione del MES alla Cina, nonché ad una consultazione pubblica. Questa è stata proposta dalla Commissione il 10 febbraio scorso con termine al 20 aprile prossimo. La maggior parte degli Stati Membri sembrano, comunque attestati su una posizione critica di riconoscimento del MES alla Cina.

Nel ritenere che non esista alcun obbligo di riconoscimento del MES alla Cina, il Governo italiano valuta positivamente l’azione del Presidente Juncker. In questa fase, chiediamo infatti che ogni eventuale proposta al riguardo da parte della UE venga preceduta da un attento esame degli esiti della valutazione di impatto e sia accompagnata da un dialogo concreto con l’industria europea, al fine di individuare le migliori opzioni e alternative. Riteniamo altresì necessario l’avvio da parte della Commissione di un efficace coordinamento internazionale con i maggiori partner (USA in primis).

Si assicura che il Governo Italiano si è attivato nelle opportune sedi istituzionali e continuerà ad attivarsi affinchè l’UE mantenga pienamente efficace la propria capacità di difendersi dalla concorrenza sleale dei Paesi Terzi, opponendosi ad ogni iniziativa volta ad indebolire la normativa antidumping comunitaria.