A seguito dal fallimento di Lehman Brothers si è conosciuto l’allargamento della crisi a molti paesi, in larga misura gravati dalle spese affrontate nel sostegno ai sistemi bancari, tra questi molti paesi dell’eurozona che impossibilitati a operare manovre sul tasso di cambio o ad attuare politiche di credito espansive e di monetizzazione, hanno evitato l’insolvenza grazie all’erogazione di ingenti prestiti da parte di FMI e dall’UE, a prezzo però di politiche di bilancio fortemente restrittive sui conti pubblici (austerità) con freno a consumi e produzione e alimentazione della spirale recessiva. Ma questo lo sapete, è storia.
Il 24 dicembre Mario Draghi, alla radio francese Europe 1 ha dichiarato «Nell’intera Eurozona non vedo rischi di deflazione ma di inflazione molto bassa per un lungo periodo».
L’Italia cosa puo’ fare per ripartire? Alcuni se la prendono con il settore pubblico (spesa 50% del PIL), altri con la corruzione (che non ha nessun legame con il debito pubblico), altri ancora con l’evasione fiscale (poco sopra al 4%del PIL).
L’idea che io sposo è che la causa sia il “cambio fisso” quindi l’euro, che non ci permette di tornare a competere, creando allo stesso tempo squilibri in termini di debito estero che ci rende sempre più poveri. Ovvio è che l’uscire dall’euro è una condizione necessaria per la ripresa, la quale deve essere accompagnata da una politica che nel tempo abbia, tra le altre cose che caratterizzano i partiti o i movimento, l’evitare gli squilibri distributivi. del reddito.