Concedere le basi italiane per i bombardamenti in Libia è per il M5S un grande, grandissimo, errore. In primo luogo perché potremmo avere ripercussioni terroristiche sul nostro territorio a danno dei nostri cittadini. In secondo luogo perché bombardare risponde a vecchie logiche. Lo scenario internazionale è cambiato, muove verso una direzione sempre più multipolare, dimensione nella quale il nostro Paese fatica a definire una nuova e coerente strategia di politica estera.

Sono molto critico  rispetto ad una possibile missione militare lanciata quattro giorni fa dagli Usa in Libia contro l’Isis a supporto del governo di Accordo nazionale e rispetto alla quale il governo Renzi è pronto a considerare un eventuale utilizzo della basi italiane. Posizione 5stelle ribadita nella mozione presentata ieri alla Camera attraverso la quale il Movimento ha ricordato anche la crisi turca, le ondate migratorie, la relazione tra Unione europea e Russia, la strategia adottata negli ultimi anni della Nato.

Oggi – come dice Papa Francesco – siamo di fronte alla terza guerra mondiale a pezzetti e l’Italia non può rispondere con le bombe. E’ compito dei popoli sovrani e non degli Stati stranieri destituire i governi totalitari. Questo vale anche in Libia. Il fallimento di Al Sarraj, l’uomo che la comunità internazionale ha scelto come nuovo capo del Governo nazionale libico, dimostra che l’unica via per il riconoscimento di un interlocutore nazionale credibile sia rappresentato da libere elezioni che l’Onu dovrebbe promuovere. Oggi il nemico è il terrorismo e le bombe lo rafforzano.

Per il M5S la lotta al terrorismo passa per il potenziamento delle reti di intelligence nazionale ed europea in collaborazione con la Federazione russa e con i Paesi del Nord Africa, al fine di utilizzare appieno le capacità tecnico-operative attuali.

Auspico che anche le forze politiche umbre prendano subito posizione rispetto ai raid in Libia coerentemente con gli interventi, spero non di circostanza, lanciati in merito alla seconda visita ieri (4 agosto) del Pontefice ad Assisi. Auspico che nelle prossime ore i movimenti per la pace e gli organizzatori della storica marcia della pace Perugia – Assisi, che si terrà quest’anno ad ottobre, alzino la voce sul caso libico come fecero nel 2011.