Le esposizioni universali sono eventi eccezionali ed importanti in quanto costituiscono occasione per il rilancio economico del paese che le ospita e di tutti gli altri che vi prendono parte; occasione per sottolineare le diversità e le peculiarità proprie di tutti i territori del  pianeta. Sono, come dire, “ catalizzatori di risorse”  e  volano di sviluppo, e pertanto sempre da accogliere con favore.

Il rammarico e il giudizio assolutamente negativo del “nostro” EXPO va alla gestione dell’evento, una gestione tipicamente “all’italiana”, purtroppo,  che verosimilmente occuperà le cronache per molti anni a venire. A partire della location (110 ettari di terreni agricoli urbanizzati), dai miliardi di euro spesi per l’evento e opere accessorie,dai ritardi negli allestimenti, fino alle vicende di corruzione con i conseguenti risvolti penali. Ma quello che indigna di più è pensare al tema di  questa EXPO: il cibo è vita.

Noi abbiamo chiesto al Governo un impegno reale sulle tematiche della nutrizione e del cibo specialmente nell’ottica dei rapporti nord- sud del mondo, perché al di là del sensazionalismo dei vari stand espositivi e degli obiettivi legittimi di crescita economica (nessuno vuole demonizzare il risvolto economico per carità) l’auspicio, mi auguro, sia quello  di  risvegliare le coscienze; infatti, nonostante la diffusa denutrizione e povertà che caratterizzano  molte aree del mondo,  acqua e cibo sono sufficienti a mantenere in vita tutti gli abitanti del pianeta, ma  il problema è come si gestiscono e con quali scopi.

Altra preoccupazione è il post-expo. Le città conoscono accelerazioni straordinarie nella loro dimensione urbanistica in preparazione di grandi eventi come Expo che in qualche modo consentono al potere finanziario ed economico di esprimere il proprio predominio (chiamiamolo) sulla città. Ecco, non vorremmo che l’immagine e l’identità di alcuni luoghi siano stravolte per sempre, magari permettendo ad opere e costruzioni “provvisorie” di diventare permanenti, cosa che aprirebbe la strada a speculazioni di ogni genere attraverso l’aumento del valore dei terreni e l’inevitabile conseguenza di cambiare per sempre i rapporti sociali degli abitanti di quei luoghi.

L’Expo 2015 è un’occasione mancata per parlare di quello che è veramente l’Italia. Le file chilometriche hanno dimostrato che è stata una classica fiera solo per turisti e visitatori e, nessuno ci ha fatto sapere se “gli impegni” della Carta di Milano saranno solo uno spot o una vera presa d’atto. La Carta di Expo parla di verità sacrosante come il diritto all’alimentazione per tutti ma,  per me è solo  “retorica” perché se vogliamo dare da mangiare a tutti dobbiamo affrontare il tema della proprietà capitalistica della terra, del neoliberismo, del mercato nell’ottica di cambiare paradigma. Spero di sbagliarmi e se le cose cambieranno chiederò scusa.