Lunedì 7 settembre si è svolto a Bruxelles un Consiglio straordinario dei Ministri dell’agricoltura europei per affrontare l’emergenza “latte” e altre problematiche che interessano il settore; un incontro che,  a mio avviso,  è stato solo un modo per tamponare, simbolicamente, una situazione che non potrà cambiare se non si cambia paradigma, come ho chiaramente argomentato in un mio precedente articolo. Nella stessa giornata, sia Agrinsieme che Coldiretti manifestavano. I primi, insieme con molte altre sigle europee, per chiedere misure atte a fronteggiare la crisi della zootecnia ed un prezzo del latte superiore almeno ai costi di produzione;  i  secondi contro le importazioni di prodotti  lattiero-caseario, e non solo.

A conclusione del Consiglio,  Bruxelles ci fa sapere che predisporrà un pacchetto da 500 milioni di euro (diventati 420 milioni il 15 settembre 2015)per vari interventi. Dalle prime anticipazioni emergono quattro linee d’azione: la prima comprende una serie di misure destinate a far fronte alla carenza di liquidità da parte degli agricoltori; la seconda include misure per affrontare gli squilibri del mercato; la terza riguarda azioni a sostegno della filiera e la quarta è dedicata agli interventi finalizzati a rafforzare il legame tra agricoltura e società. Per fronteggiare la mancanza di liquidità la Commissione intende stanziare per ciascuno Stato membro un fondo dedicato al sostegno del settore lattiero – caseario; l’entità del plafond sarà definita anche in base alle esigenze dei Paesi più danneggiati dagli sviluppi di mercato. Con riguardo ai pagamenti diretti, la percentuale di anticipo che ciascuno Stato può pagare a partire dal prossimo 16 ottobre ( anziché 1 dicembre) sale al  70% dell’importo riservato ai PD; stessa anticipazione a partire dal 16 ottobre,  ma fino all’85% del plafond, è autorizzata per i pagamenti relativi ad alcune misure dei piani di sviluppo rurale quali il biologico, l’ambientale, le aree svantaggiate, il benessere animale. E’ inoltre allo studio la creazione di strumenti ad hoc, in accordo con la BEI, volti a legare all’andamento del prezzo delle commodities i rimborsi all’export. Sarà inoltre necessario, per quegli Stati membri che non li hanno programmati, attivare gli interventi relativi alla gestione del rischio previsti dai PSR e,  in particolare, gli strumenti di stabilizzazione del reddito. Per correggere gli squilibri di mercato l’esecutivo comunitario prevede un potenziamento dei tradizionali strumenti dell’aiuto all’ammasso privato e dell’intervento pubblico: ancora per il prossimo anno saranno ammissibili il burro e il latte scremato in polvere per il quale i tecnici della Ce stanno lavorando ad un nuovo schema che consenta di aumentare il livello dell’aiuto. Allo studio è anche la possibilità di attivare l’aiuto all’ammasso privato per la carne suina. Un altro intervento significativo andrà nella direzione di potenziare i programmi di promozione: si è stabilito un incremento del budget disponibile per tali programmi: dagli attuali 81 mln di euro fino a 200 mln di euro nel 2019 con una parte significativa riservata alla promozione dei prodotti lattiero-caseari e delle carni suine per i quali sarà possibile aumentare il tasso di cofinanziamento fino al 70 – 80% del costo dei progetti. Particolare attenzione sarà poi riservata agli accordi commerciali bilaterali specialmente quelli riguardanti i prodotti lattiero-caseari con l’intento di ridurre le tariffe come è stato recentemente stabilito con l’accordo Ue – Vietnam che prevede l’azzeramento , nel corso dei prossimi tre anni,  dei dazi in entrata. La rimozione delle barriere fitosanitarie e sanitarie con i Paesi terzi rappresenta un altro degli obiettivi principali : alcune di queste sono state abbattute nel corso del 2014 ( Cile, Cina, Giappone, Corea). Per sostenere la filiera la Ce propone l’istituzione di un nuovo Gruppo ad Alto Livello che si occuperà di un numero preciso di questioni tra cui: le difficoltà di accesso al credito da parte degli agricoltori; strumenti finanziari ad hoc e di rischio per i prodotti agricoli. Il pacchetto latte, introdotto nel corso del 2009, sarà prolungato e migliorato per quanto concerne i contratti scritti, la contrattazione collettiva e le organizzazioni di produttori. Saranno sostenuti gli scambi di esperienze soprattutto quelle volte al contrasto delle pratiche commerciali sleali. Infine per potenziare il legame agricoltura – società, anche nel contesto della grave crisi migratoria in corso, la Ce sta valutando la possibilità di andare incontro alle esigenze nutrizionali dei rifugiati e migranti attraverso la distribuzione di prodotti lattiero-caseari oltre che incrementare i programmi di distribuzione di latte e frutta nelle scuole.

Ad una prima analisi delle proposte è evidente che si tratta per  buona parte un “anticipo” di fondi già previsti mentre per i restanti necessari non è chiaro da quale risorsa si attingerà. A mio avviso, se non si analizzano la cause della crisi, che ritengo essere dovute ad un “mercato” più forte della “politica”, questi interventi “tampone” serviranno a poco e ciascuno continuerà a reclamare azioni su misura.  Senza commentare poi l’eliminazione delle barriere tariffarie che per alcuni comparti avranno  impatti devastanti.  L’accordo Ue – Vietnam appena concluso, che  prevede l’importazione a tasso zero  nel mercato comunitario  di oltre 80.000 tonnellate di riso, segna la fine dell’industria risicola nazionale: forniamo il  40% del riso consumato nell’Unione e pertanto siamo i più danneggiati da questo accordo.

Bene  fanno le principali organizzazioni di categoria a protestare, ma  sembra di rivedere lo stesso film. C’è chi attribuisce  la causa del problema ai prodotti “taroccati”,  chi ai “bassi prezzi” ma nessuno, come sostengo da tempo,  punta l’indice verso la globalizzazione; si patiscono  gli effetti ma nessuno trova il coraggio di debellare la malattia. Giustissimo chiedere un’etichettatura trasparente, ma si può scaricare tutto sul consumatore? Poi, siamo sicuri che una volta che ci sia scritto prodotto “italiano” possa ripartire il mercato interno? E approvando il  TTIP,  possiamo pretendere poi che i prodotti americani  rispettino le nostre regole? Se la Cina diventerà economia di mercato, con la probabile invasione del mercato interno da parte dei prodotti asiatici, la sola etichettatura ci salverà? Certo, una informazione corretta ed esaustiva è già qualcosa,  ma i cancelli non possono essere lasciati sempre aperti e  per tutti. Sui prezzi poi, come è immaginabile competere con la libera circolazione di merci provenienti da Paesi che non hanno le nostre regole, la nostra sensibilità ambientale, il nostro sistema di welfare, la nostra pressione fiscale ecc ecc. A meno che la soluzione non sia puntare al ribasso, occorre mettere un freno alla deregolamentazione del mercato e pensare a ricostruire un mercato interno europeo. A me è evidente che chi attualmente governa sta distruggendo tutto questo. L’euro è uno strumento che ha messo in competizione i Paesi dell’Unione, il continuo surplus tedesco ne è la prova più evidente, e la globalizzazione ha messo in competizione “sleale” le aziende: quelle che stanno sul mercato bene, le altre possono anche chiudere. Tutto questo è scorretto e se non si trova il coraggio di tornare indietro assisteremo sicuramente a molte altre imponenti manifestazioni,  ma i problemi, di certo, resteranno.