L’azione del prossimo governo dovrà essere quella di mettere internet e la rete al centro di tutto, a favore di cittadini, pubblica amministrazione ed imprese, cultura ed economia, oltre che investire in banda larga e consentire libero accesso per tutti al web. Il servizio pubblico radiotelevisivo deve continuare ad esistere come bene collettivo, ma indipendente dai partiti e creatore/fornitore di contenuti di alta qualità.

Come finanziare, poi, la Tv pubblica? Se si prevede canone e pubblicità, occorre eliminare spot in certe fasce orarie e eliminare spot di determinati prodotti; se si prevede solo il canone, occorre armonizzare questa scelta con il fatto che i canali sono molti; oppure si può finanziare un solo canale con la pubblicità, ma con precisi obblighi in termini di servizio pubblico sia per la programmazione che per gli investimenti.
Per quanto riguarda la governance della RAI, ci sono tre strade da percorrere: elezione parlamentare del CDA con forti correttivi rispetto ad oggi (ad esempio introduzione maggioranze qualificate per l’elezione in Aula, serie cause di ineleggibilità e massima trasparenza nella raccolta dei curricula); modello fondazione che prevede cessione delle azioni Rai dallo stato ad organismo terzo, modello piuttosto rischioso vista la cultura politica italiana. Terza via, quella proposta già dal M5S, ovvero un avviso pubblico dall’Agcom (Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, a sua volta riformata), con precisi requisiti di competenza e cause di ineleggibilità per gli aspiranti consiglieri di amministrazione (ad esempio non aver ricoperto cariche politiche) e sorteggio e audizioni in parlamento per il definitivo parere.
Altro capitolo, la banda larga. L’Unione europea ho posto entro il 2020 l’obiettivo della diffusione capillare e dell’accesso ad internet ad alta velocità a tutti i cittadini. In Italia, quasi tutta la rete è in mano ai privati, ma teniamo presente che c’è pochissima trasparenza su questi dati. Per le zone a fallimento di mercato (ed in Italia tali zone interessano 19 milioni di persone), solo un intervento pubblico può garantire la banda ultra larga, perché in tali zone i privati non hanno convenienza ad investire: riteniamo, quindi, necessario creare una società completamente pubblica che si occupi di tutta l’infrastruttura e che offrirà l’accesso solo agli operatori di mercato interessati, che saranno poi quelli che rivenderanno il servizio al cliente finale.

Oltre a ciò, l’accesso minimo al web garantito per tutti i cittadini italiani, al fine di garantire una prosecuzione della propria libertà di informarsi, di crearsi un’opinione ed estrinsecare la propria personalità fino in fondo. Bisognerà fare in modo che non ci siano monopoli e che ci sia una alfabetizzazione informatica, che deve cominciare dai banchi di scuola (anche a livello di corsi serali per adulti non nativi digitali).

Le telecomunicazioni sono un punto fondamentale per la crescita del nostro Paese, soprattutto in relazione alla Quarta rivoluzione industriale basata su internet, big data, intelligenza artificiale e robotica. Oggi tutto è digitale e connesso. L’azione del prossimo governo dovrà essere quella di mettere internet e la rete al centro di tutto, permettendo ai cittadini, alle imprese e alla Pubblica amministrazione di usare le nuove tecnologie. Tutti i dettagli nel nostro programma.