Oggi più che mai, per progettare un futuro del nostro Paese che miri a sviluppare e allo stesso tempo tenga conto delle risorse produttive, umane, economiche e ambientali, è necessaria una collaborazione ed un confronto costante tra la politica e tutti gli attori coinvolti nel processo di produzione, distribuzione, utilizzo, vendita e perfino di formazione ad un corretto e sicuro utilizzo delle macchine agricole.

  1. In quest’ottica, pensa che sia possibile coinvolgere Federacma-Unacma in una prossima audizione presso la vostra commissione per approfondire le tematiche relative alla meccanizzazione agricola e le sue specifiche necessità in questo momento storico?

Certamente! È sufficiente farne richiesta. Come è consuetudine da quando sono Presidente, infatti, la Commissione Agricoltura della Camera ascolta sempre chi vuol proporre istanze e dare spunti all’attività normativa. Mi impegno a sottoporre la vostra richiesta all’Ufficio di Presidenza e, una volta ottenuto l’avallo delle forze politiche, a convocare, nel più breve tempo possibile, un appuntamento sulle tematiche di vostro interesse.

In particolare, cogliamo l’occasione per anticipare, attraverso una selezione di domande, alcuni dei temi su cui riteniamo prezioso un indispensabile confronto.

  1. Ritiene che la nascita di un governo di larghe intese, possa costituire l’occasione tanto attesa per riuscire ad emanare il decreto attuativo per la revisione delle macchine agricole? In caso affermativo, in che tempi prevede potrebbe essere approvato?

L’approvazione del decreto attuativo è compito del Governo a cui va posta la questione, augurandoci che, tra le tante tematiche oggi sul tavolo anche e soprattutto a causa della pandemia da Covid-19, possa prestare attenzione alla revisione delle macchine agricole.

La vostra richiesta di audizione e il conseguente dibattito che può scaturire tra i componenti della Commissione Agricoltura potrebbero essere funzionali a sollecitare l’interesse dei ministri competenti.

  1. In che modo la Commissione Agricoltura da Lei presieduta intende intervenire sul comparto della meccanizzazione agricola 2021?

Il comparto della meccanizzazione agricola non prevede competenze esclusive della Commissione Agricoltura e del Ministero delle Politiche Agricole. Nell’ambito del confronto nel corso della citata audizione, potremo meglio definire i confini di intervento per ogni singola questione in questo macro tema.

Da parte mia, ho tutto l’interesse nell’inserire all’interno degli interventi previsti dal Recovery Plan la meccanizzazione agricola in quanto l’innovazione può permetterci di raggiungere obiettivi green e di efficienza energetica, così da rendere l’agricoltura sempre più all’avanguardia come attività dall’impatto positivo sulle condizioni ambientali.

  1. Come sa, uno dei punti decisivi che perseguiamo con il lavoro di Unacma e Federacma è la crescita del livello di formazione e sicurezza nel settore della meccanica agrariaUn obiettivo che per essere raggiunto richiede, tra gli altri passi, anche un deciso intervento del Governo per il rinnovo delle macchine agricole (che in Italia risultano essere statisticamente tra le più obsolete d’Europa). State pensando a iniziative e misure di sostegno che aiutino gli agricoltori italiani a muoversi verso una scelta di rinnovamento delle proprie macchine agricole?

Sicuramente l’esperienza del bando Isi-Inail è molto positiva: del resto, il consueto elevato numero di domande che ogni anno vengono presentate lo testimonia. Si tratta di una misura molto ambita che, però, può essere certamente oggetto di revisione in un’ottica migliorativa. Non ritengo, infatti, che seppur con il suo successo, la misura riesca a soddisfare l’obiettivo da voi sollevato di sostituire i macchinari più obsoleti con quelli nuovi. Idem gli strumenti messi a disposizione dai diversi PSR, i quali operano nella medesima modalità. Si tratta, difatti, di bandi non finalizzati precipuamente alla sostituzione delle macchine obsolete ma che, piuttosto, solitamente sostituiscono il semi-nuovo con il nuovo.

Ciò accade perché questi bandi sono pensati proprio per gli agricoltori professionisti. In Italia, abbiamo un parco macchine di privati hobbisti che non possono sostituire alcun tipo di trattore (ad oggi, non potrebbero neppure acquistarlo senza determinati requisiti minimi): su costoro è, dunque, necessario aprire il confronto per un ragionamento che possa condurci ad una soluzione condivisa. Quale può essere l’interesse per un attempato hobbista di sostituire il proprio mezzo non più al passo con i tempi? Purtroppo, credo nessuno. Non venendo vissuto, dunque, come un investimento, diventa necessario trovare soluzioni alternative alle già note misure che abbiamo illustrato.

Lavorarci è importante perché permetterebbe al nostro Paese di inquinare meno, di consumare meno gasolio e di utilizzare, al contempo, mezzi e strumentazioni più all’avanguardia e quindi più sicure. Ribadisco che, però, è necessario costruire assieme una modalità che possa raggiungere questi obiettivi, non pesando sulle tasche dei singoli privati che non sono incentivati, ad oggi, a possedere ed utilizzare mezzi più moderni.

  1. Un futuro concorrenziale per il nostro settore sarà garantito solo a patto di investire oggi in una formazione di qualità da dedicare ai giovani.  Ragazze e ragazzi formati all’utilizzo delle più recenti attrezzature e strumenti, disponibili autonomamente o per corredare le macchine agricole, possono e potranno fare la differenza, oltre a trovare più facilmente un’occupazione professionale, grazie alle loro qualifiche specializzate.  Ritiene che il Mipaaf e il Miur possano collaborare per trovare formule di finanziamento per gli istituti agrari, affinché siano in grado di acquistare macchine agricole di ultima generazione, compresa la tecnologia 4.0, su cui far esercitare e formare i propri studenti?

Condivido il ragionamento sulla formazione dei giovani, su cui è cruciale lavorare e investire, e sulla loro centralità per l’agricoltura italiana che verrà: il futuro sarà sempre più “di precisione”. Pertanto, è necessario fare quel passaggio culturale “dal cacciavite al software”.

Al contempo, anche per raggiungere l’obiettivo della modernizzazione dei macchinari agricoli, su cui si discuteva in precedenza, è inevitabile doversi confrontare con questo scenario “culturale”.

Ritengo, infine, che Mipaaf e Miur, qualora non sia già esistente, possano redigere un accordo in grado di invogliare le case produttrici a fornire agli istituti tecnici interessati gli strumenti per una formazione adeguata: a mio parere, sarebbe forse più idoneo dotare le scuole di simulatori che di trattori veri e propri, visti gli inevitabili problemi di gestione e manutenzione che quest’ultimi portano con sé. Vedo molto fattibile, comunque, la collaborazione con le società specializzate che potrebbero avere interesse loro per prime in nuovo personale adeguatamente formato.