Per ottenere i 209 miliardi di fondi del Next Generation Eu destinati dalla UE all’Italia, suddivisi tra sussidi e prestiti,  il Governo italiano è tenuto a presentare a Bruxelles il famoso Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR), entro il termine del 30 aprile 2021.

– la prima rata, pari al 70 per cento, deve essere impegnata negli anni 2021 e 2022 e viene calcolata sulla base di alcuni parametri quali la popolazione, il PIL pro capite, il tasso di disoccupazione nel periodo 2015-2019;

– il restante 30 per cento deve essere interamente impegnato entro la fine del 2023 e sarà calcolato nel 2022 sostituendo al criterio della disoccupazione nel periodo 2015-2019 i criteri della perdita del PIL reale osservata nell’arco del 2020 e della perdita cumulativa del PIL reale osservata nel periodo 2020-2021;

In attesa che i legislatori europei (Consiglio e Parlamento) approvino definitivamente il nuovo Regolamento sul NGEU, gli Stati membri che presenteranno i loro piani nazionali alla Commissione lo devono fare secondo obiettivi e modalità rigidamente prestabiliti da Bruxelles. Questi piani sono caratterizzati da elementi di forte formalismo e condizionalità con pochi spazi decisionali a disposizione degli esecutivi nazionali come qualcuno pensa o fa finta di pensare.

Gli obiettivi strategici di lungo periodo sono già stati selezionati a livello comunitario nel Piano Strategico Annuale, che vede le “transizioni digitali e green” come driver principali della crescita europea per il prossimo decennio: questi sono obiettivi semplicemente non negoziabili. L’Italia, nel suo PNRR, deve quindi limitarsi a spiegare come intende raggiungerli. Ci sono poi le condizionalità imposte dalle “Raccomandazioni Paese” inviate all’Italia negli ultimi due anni, ovvero un elenco di riforme strutturali da attuare (ampiamente disattese dal nostro Paese) che rappresentano condizioni necessarie (anche se non sufficienti) per ottenere le risorse del NGUE. La lista delle condizionalità da seguire passa poi per il rigido impianto sul quale sono state emanate le Linee guida comunitarie per la presentazione delle “schede progetto”, pubblicate sul sito della Commissione lo scorso 17 settembre. Decine di pagine dove Bruxelles ha spiegato alle burocrazie nazionali, nei minimi dettagli, con tanto di terminologia e schemi vari, come il PNRR deve essere scritto. Come definire gli obiettivi, le riforme, gli investimenti, il monitoraggio, le tempistiche, le azioni correttive.

Anche la ripartizione delle risorse è già stata prestabilita. L’intesa raggiunta nel Consiglio europeo del 21 luglio scorso ha modulato le allocazioni complessivamente previste a livello europeo per i 3 pilastri di intervento.

Il “Primo pilastro” è volto ad aiutare gli Stati membri a recuperare il terreno perso a causa dalla crisi economica e sociale generata dall’emergenza Covid-19, tramite i seguenti programmi: Recovery and Resilience Facility (RRF) – dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza (672,5 miliardi di cui 312,5 sussidi e 360 prestiti); REACT-EU – dispositivo finalizzato all’assistenza alla ripresa e alla resilienza per la coesione dei territori d’Europa (47,5 miliardi di sussidi); Rural development – dispositivo per i programmi di sviluppo rurale rafforzato (7,5 miliardi di sussidi); Just transition fund– dispositivo finalizzato al sostegno per una transizione giusta (10 miliardi di sussidi).

Il “Secondo pilastro” punta a rilanciare l’economia degli Stati membri e a sostenere gli investimenti privati con il programma InvestEU rafforzato (5,6 miliardi di sussidi).

Il “Terzo pilastro” stabilisce che gli Stati membri favoriscano interventi funzionali a contrastare l’insorgenza e la gestione delle crisi sanitarie, tramite i programmi: RescEU rafforzato (1,9 miliardi di sussidi); Horizon Europe che comprende i programmi rafforzati per la ricerca, l’innovazione e l’azione esterna (5 miliardi di sussidi). Gran parte delle risorse del programma NGEU sono assorbite dal dispositivo RRF (circa 90%). Una bella gabbia, quali-quantitativa da cui sembra molto difficile fuggire.

Riguardo alla struttura, la Commissione ha dettagliato tutte le sezioni che il Piano, redatto dallo Stato membro, debba contenere, specificandone i relativi contenuti. Innanzitutto, il Piano è preceduto da un Executive Summary, che ne descrive le caratteristiche salienti. L’Executive Summary, a sua volta, è suddiviso in sotto-sezioni.

Un altro tema delicato, quello della governance, il Governo dovrà prendere decisioni su come garantire tempi certi e rapidi di approvazione dei progetti presentati, uno degli elementi di valutazione del PNRR da parte della Commissione. E’ utile la creazione di poteri sostitutivi? O di un organismo di compensazione tra le varie amministrazioni interessate alla fase esecutiva? E’ utile il silenzio-assenso sulle procedure autorizzative a meno di parere motivato? Anche su queste domande l’Europa attende risposte.

Le Linee guida del PNRR italiano sono state approvate dalla Camera e dal Senato il 13 ottobre scorso e, agli inizi di dicembre, è stata diffusa la prima bozza informale di PNRR. Bozza che ha sostanzialmente confermato l’impianto delle Linee guida, dettagliandone alcune parti e fornendo indicazioni più precise sulla distribuzione delle risorse.

– sono previste sei missioni, riguardanti, nello specifico: 1) digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; 2) rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) infrastrutture per la mobilità; 4) istruzione, formazione, ricerca e cultura; 5) equità sociale, di genere e territoriale; 6) salute;

In particolare, la bozza del PNRR, fatta circolare il 6 dicembre scorso, descrive un programma di allocazione delle risorse che risponde a quattro sfide (macro-aree), ed è articolato in 6 missioni, a loro volta suddivise in 17 componenti omogenee che raggruppano un totale di 54 progetti. Una ulteriore versione consolidata della proposta del PNRR è stata pubblicata il 21 di dicembre.

Come Commissione Agricoltura abbiamo proposto queste linee di intervento per ogni missione:

– relativamente alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, di cui prima missione del PNRR, dovrebbe essere richiamata l’attenzione del Governo sulla necessità di investimenti diretti: a) a favorire la diffusione della banda larga nelle aree rurali; b) a promuovere l’agricoltura di precisione, sviluppando il modello di “Agricoltura 4.0”, in modo da migliorare la resa e la sostenibilità delle coltivazioni, così come la qualità dei prodotti agricoli; c) a potenziare il Sistema Informativo Unificato di Servizi del comparto agricolo (SIAN); d) ad aumentare e rendere più efficiente il sistema di stoccaggio delle materie prime agricole; e) a finanziare progetti di innovazione tecnologica nel settore agroalimentare per incrementare l’efficienza della filiera produttiva; f) ad attuare la digitalizzazione delle aziende agricole e rurali, partendo dai dati AGEA anche su base cartografica, rendendo possibile lo snellimento burocratico, lo sportello unico digitale, e favorendo le interazioni tra le imprese- sia a livello di filiera sia a livello distrettuale- e l’accesso ai mercati; g) a sviluppare un piano per la disintermediazione dei prodotti tipici e tradizionali attraverso l’integrazione in piattaforme; h) a sostenere la politica europea degli Smart Villages attraverso pacchetti integrati di infrastrutture, formazione, sostegno all’accesso, sviluppo di servizi digitali da incardinare nei piani di sviluppo rurale; i) a favorire la realizzazione di alleanze strategiche di filiera tra produttori agricoli, industria di trasformazione e operatori di mercato, al fine di consentire una più celere distribuzione dei prodotti agricoli sul mercato, sia interno che internazionale;

– in merito alla rivoluzione verde e transizione ecologica, cui si fa riferimento nella seconda missione, dovrebbero essere inserite misure dirette : a) ad adottare un Piano nazionale per il processo di transizione sostenibile, che preveda interventi strutturali a livello di impresa e di catena del valore, integrato con i piani nazionali per la bioeconomia e l’economia circolare; b) a predisporre un programma centralizzato per la completa tracciabilità della filiera agroalimentare; c) a semplificare, nel quadro della strategia “ From farm to fork”, le procedure di vendita diretta dei prodotti agricoli, ivi compresi quelli trasformati, con particolare riferimento alla vendita on line, che potrebbe essere effettuata anche mediante aggregazioni di produttori; d) a favorire l’adozione di piani zonali per mettere a punto interventi di gestione delle acque, di recupero delle terre abbandonate e di sviluppo dell’agricoltura “ fuori suolo”, al fine di incrementare la capacità produttiva del sistema agricolo; e) a migliorare l’efficienza energetica dei fabbricati rurali, anche promuovendo investimenti per la sostituzione di coperture in amianto con pannelli fotovoltaici; f) ad innovare e rendere più efficiente la gestione dell’agroecosistema irriguo, attraverso la realizzazione di invasi e di adeguati sistemi di captazione nonché attraverso la digitalizzazione dei sistemi di distribuzione dell’acqua; g) a migliorare la sostenibilità dei processi produttivi, attraverso lo sviluppo del biometano e la riconversione degli impianti di digestione anaerobica agricoli; h) a favorire l’ammodernamento del parco macchine agricolo, dando priorità alla sostituzione delle macchine più obsolete ; i) a favorire la rigenerazione del sistema agricolo e alimentare, attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere; l) a disincentivare interventi che comportino consumo di suolo agricolo; m) ad attuare una gestione forestale sostenibile, attraverso investimenti finalizzati alla manutenzione e riqualificazione del territorio forestale e montano; n) a riqualificare le aree marine e le acque interne dove si esercita la piccola pesca; o) a introdurre forme di sostegno economico in favore delle imprese del comparto agricolo e della pesca, che investano in sistemi di produzione ecosostenibili, con particolare riferimento alle produzioni zootecniche, e aumentino l’indice di autoapprovvigionamento del nostro Paese (come, ad esempio, nel caso delle produzioni bovine, suine o dello zucchero);

– in merito alle infrastrutture per la mobilità, di cui alla missione n. 3), l’Esecutivo dovrebbe essere sollecitato ad inserire misure dirette alla realizzazione e al rafforzamento di infrastrutture logistiche per favorire lo sviluppo del potenziale esportativo delle imprese del settore agricolo della pesca;

– relativamente all’ istruzione, formazione, ricerca e cultura, di cui alla missione n. 4), andrebbero previsti interventi volti : a) promuovere la realizzazione di agriasilo, nei quali attuare nuovi progetti educativi specificamente studiati per favorire l’interazione dei bambini con l’ambiente naturale; b) potenziare la ricerca nel settore agricolo e della pesca, con particolare riferimento al miglioramento genetico, sia vegetale che animale, anche promuovendo l’integrazione tra ricerca pubblica, mondo produttivo e istituzioni; c) attuare campagne di comunicazione per acquisti più consapevoli da parte dei consumatori e per promuovere i prodotti italiani sul mercato estero, anche al fine del contrasto alla contraffazione e all’italian sounding;

– riguardo all’equità sociale, di genere e territoriale, di cui alla missione n. 5), dovrebbero essere contemplati specifici interventi diretti: a) a promuovere la parità di genere in agricoltura e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile; b) a favorire l’accesso ai giovani agricoltori alle terre, con particolare riguardo alle terre pubbliche ed alla Banca della Terra, evitando concentrazioni finanziarie e di capitale; c) a incentivare l’accesso ai Piani Aziendali e ad altre forme di aggregazione; d) a contrastare lo sfruttamento del caporalato, anche attraverso la previsione di una certificazione specifica di filiera; e) ad incentivare, nel quadro delle azioni previste per Programmi di sviluppo rurale (PSR), la creazione di aziende agricole multifunzionali, operanti con le metodologie innovative dell’ «approccio Leader+» (liaison entre actions de dévelopment de l’économie rurale – collegamento tra azioni volte allo sviluppo rurale); e) a predisporre strumenti utili a favorire, in modo rapido, trasparente e semplificato, l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro agricolo;

– riguardo il settore salute, di cui alla missione n. 6), dovrebbero essere contemplati efficaci interventi diretti: a) a promuovere campagne di educazione alimentare e ambientale per una corretta alimentazione e per contrastare lo spreco alimentare, in particolare negli istituti scolastici, negli ospedali, e nelle residenze sanitarie e assistenziali, tutelando la salute delle fasce più deboli della popolazione e favorendo la creazione di distretti produttivi; b) ad assicurare cibo dignitoso a tutti coloro che ne necessitano attraverso pasti equilibrati e di qualità, superando definitivamente le fasi emergenziali e di tipo puramente assistenziale attraverso l’organizzazione di una filiera nazionale e locale; c) a contrastare le fitopatie e le epizoozie, che penalizzano fortemente il settore agricolo, incidendo negativamente sulla qualità e quantità delle produzioni.