La Commissione europea ha approvato le Strategie per la Biodiversità e ‘Farm to Fork, ovvero ‘dal campo alla tavola’, che caratterizzeranno le politiche dell’Unione in materia di biodiversità e di alimentazione fino al 2030, e che costituiscono elementi chiave del Green Deal europeo.

Tra gli elementi più importanti previsti dalla Strategia per la Biodiversità c’è l’impegno al raggiungimento del 25% della Superficie Agricola Europea (SAU) in biologico, il 10% delle aree agricole destinate a infrastrutture verdi per la conservazione della natura, l’impegno alla riduzione del 50% del rischio e della quantità dei pesticidi utilizzati in agricoltura e la riduzione dello spreco alimentare, nonché l’aumento al 30% delle aree naturali protette di terra e di mare, per cui nessuna attività umana sarà consentita. Oltre a ciò è prevista l’introduzione di obiettivi vincolanti per ripristinare ecosistemi cruciali su larga scala come torbiere, zone umide, foreste ed ecosistemi marini, per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione al minimo dell’uso di biomassa, come gli alberi, a fini energetici.

L’agricoltura ha uno strumento importante, come la Pac, che va sicuramente integrata con questa nuova visione, che personalmente condivido, ma è necessario mettere i puntini sulle ‘i’. L’Italia, ad esempio, ha già una SAU Bio del 15%, al primo posto in Europa. Sul tema ‘foreste’, il nostro Paese ha oltre un terzo della superficie totale coperta da boschi, che è in crescita da 20 anni. Relativamente all’allevamento abbiamo il sistema Classy Farm, un unicum che ci permette di monitorare la biosicurezza, il benessere animale e l’uso di antibiotici negli allevamenti. Sull’uso dei fitofarmaci abbiamo un Piano di Azione Nazionale per tutelare salute ambiente e i dati Istat ci dicono che fungicidi, erbicidi, insetticidi sono consumati in maniera minore: abbiamo quindi da insegnare su questo tema, vista anche la nostra grandissima biodiversità.

Va trovato certamente un percorso di sostenibilità, ma come sistema Paese non siamo all’anno zero e non dobbiamo fare demagogia perché anche un trattore fermo non inquina, ma è altrettanto vero che non produce. Personalmente, vorrei aumentare le produzioni nazionali e i dati ci dicono che per molti settori non siamo autosufficienti, oltretutto l’emergenza Covid-19 ha evidenziato le debolezze del sistema: sicuramente, lo dobbiamo fare con un percorso programmato che il sistema possa reggere e che gli Italiani possano permettersi, su cui lavorerò.

Avremo un po’ di mesi per integrare la politica della Pac con questo nuovo concetto e al contempo non ci dobbiamo dimenticare l’indicazione d’origine nei prodotti, poiché è un’informazione al consumatore che deve essere riportata in etichetta: in tal senso il modello italiano deve essere esteso a tutti i Paesi dell’unione. Il nostro impegno per il futuro sarà continuare a lavorare in questa direzione.