Con un colpo di coda il Ministro vuole intervenire alla fine del suo mandato per modificare la Legge 30. Si fermi! Su un tema così importante come quello della riproduzione animale e della relativa ricaduta sul miglioramento dell’efficienza zootecnica nazionale, la Commissione Agricoltura non è stata chiamata ad esprimersi ed è inaccettabile andare avanti.
A metà degli anni ’90 l’Italia era il quarto paese esportatore di seme per il miglioramento genetico e i nostri tecnici dettavano la linea a livello internazionale, con un sistema di servizi tra i più efficienti. Oggi non è più così, le cause sono note e una riforma è necessaria. La strada presa però è quella di voler mantenere artificialmente e con denaro pubblico un sistema che offre pochi servizi ed è scarso di risultati come dimostra il sempre maggiore acquisto da parte dei nostri allevatori di materiale genetico prodotto da sistemi ormai più efficienti, fuori del nostro territorio.
Per prima cosa si sarebbe dovuto intervenire per rendere finalmente efficiente al pari dei sistemi internazionali, il sistema di tenuta dei libri genealogici, di controllo della produttività e del relativo miglioramento genetico e salvaguardia della biodiversità. Così come è congegnata questa nuova legge 30, è solo un’operazione di maquillage per permettere di mantenere la situazione attuale, che ci ha portato alla crisi pesante degli ultimi 20 anni.

Occorre che la nuova legge diventi un’opportunità di crescita e non di incancrenire l’attuale situazione deficitaria. Occorre alimentare la concorrenza, migliorando quindi i servizi ed ottenendo un vero miglioramento del sistema a vantaggio degli allevatori e di tutta l’economia del comparto. I centri genetici italiani ad esempio avrebbero anche loro la necessità estrema di creare un clima competitivo.

Mantenere la biodiversità é necessario ma se pensiamo che oltre il 95% dei bovini da latte è razza cosmopolita, non si può mascherare questa proposta di legge che interviene su tutto il patrimonio bovino, in gran parte animali e razze non interessate al mantenimento della biodiversità, come un passo verso la biodiversità. Le strade per il mantenimento della biodiversità animale sono altre e certamente devono essere create attività ed eventualmente leggi più specifiche per evitare di perdere risorse per questo importante obiettivo, conseguentemente la distribuzione delle risorse è i requisiti di un centro genetico vanno modulati di pari passo.

Per ultimo, ma molto importante, occorre dire che questa proposta è inattuabile in alcuni punti fondamentali , ad esempio si richiede l’iscrizione all’ICAR per organizzazioni che non possono – per caratteristiche dell’ICAR – farne parte, ed è chiaramente non in linea con quanto richiesto dall’Europa, per cui andremo certamente incontro ad una procedura d’infrazione comunitaria il che ci obbligherà a pagare multe ed a rifare questa legge in breve tempo.

Non ci siamo e anche su questo tema dovremmo rimettere mano.