Oggi la giustizia in Italia ha costi e tempi che la rendono inaccessibile ai cittadini: i partiti non hanno mai fatto niente per farla funzionare, perché gli faceva comodo una giustizia debole con i forti e forte con i deboli. Il vero e proprio caos in cui versa il nostro sistema giudiziario fa sì che i colletti bianchi la facciano sempre franca, gli imprenditori non investano più nel nostro Paese, le carceri scoppino e le vittime siano continuamente svilite. Basti sapere che ogni anno la prescrizione falcidia oltre 100mila procedimenti penali (nel 2014 ben 130mila). Milioni e milioni di soldi pubblici dei cittadini spesi per personale, strutture, interpreti, cancellieri, ecc. buttati al vento dalla fine anticipata dei processi senza che i responsabili siano stati puniti. L’attuale legge poi aiuta delinquenti e corrotti che riescono quasi sempre a sfuggire alle pene (i detenuti per reati di corruzione sono, nel 2015, solo 299 a fronte di una popolazione carceraria di oltre 54mila persone). Il Movimento 5 Stelle, per ovviare a questa situazione che non garantisce in alcun modo la certezza della giustizia, propone due diverse alternative: o la sospensione della prescrizione dal momento dell’inizio del processo (ovvero con l’assunzione della qualità di imputato), o la sospensione della prescrizione dal momento della sentenza di primo grado (sia essa di condanna che di assoluzione). Le intercettazioni sono un mezzo di ricerca della prova indispensabile per le indagini, in particolare per quelle relative a reati di criminalità organizzata e corruzione. Le principali inchieste che hanno coinvolto la politica, l’imprenditoria e la criminalità organizzata di stampo mafioso sono state rese possibili grazie alle intercettazioni: è, quindi, importante allargare questo strumento ad una platea più vasta di reati, ed in particolare a quelli contro la pubblica amministrazione.

Riteniamo, inoltre, che sia indispensabile in questo momento introdurre nella normativa attuale sulle intercettazioni lo strumento delle videoriprese, visto che attualmente c’è un vuoto normativo che viene riempito in modo assolutamente limitativo delle esigenze investigative. È importante potenziare e rendere realmente applicabile l’istituto della condanna a lavoro di pubblica utilità obbligatorio: chi ha commesso un reato dovrà intraprendere un percorso per risarcire la collettività attraverso lavori che possano migliorare, ad esempio, le situazioni di degrado o di cura delle nostre città o in alternativa direttamente al servizio della vittima quando lo consentirà. La proposta tende a superare l’attuale pantano che di fatto rende quasi impraticabile l’utilizzo di questo istituto, perché previsto solo per alcune misure e senza una reale organizzazione e adeguate risorse che possano renderlo attuabile. Oltre ciò, riteniamo che la giustizia non possa e non debba avere colore politico: è, per definizione, politicamente incolore. Un magistrato che, legittimamente, viene eletto all’interno delle istituzioni, si schiera necessariamente con una parte politica; egli non è più arbitro ma giocatore in campo. Se un magistrato decide di abbandonare la propria toga per entrare in politica, deve essere consapevole del fatto che non potrà mai più tornare a vestire quella toga; egli, infatti, non sarebbe più imparziale agli occhi del cittadino. Questa regola garantisce anche la certezza che, all’interno della magistratura, non ci siano esitazioni nell’affrontare (indagando o giudicando) reati che coinvolgono politici. Inoltre, un importante strumento nella lotta alla corruzione è il whistleblowing, termine inglese che possiamo tradurre con l’espressione ‘soffiare il fischietto’, ovvero la possibilità di segnalare illeciti commessi all’interno dell’ente pubblico o dell’azienda per cui si lavora, portando allo scoperto reati che sfuggono ai mezzi più tradizionali. E, al fine di incoraggiare gli italiani a cambiare e iniziare a denunciare senza più avere paura delle conseguenze, il M5S vuole prevedere un premio per chi denuncia fatti illeciti, così da consentire di pagare le spese legali, le spese mediche e di sopravvivere nel momento in cui vi sia un licenziamento (ancorché illegittimo) o un demansionamento da parte di un ente o un’azienda o per sopportare azioni di mobbing di superiori o colleghi. Infine, per rendere più efficiente il nostro ordinamento giudiziario nel contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso e al terrorismo, vogliamo prevedere che i processi legati ai reati di competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia, si celebrino tutti nelle 26 sedi di Corte d’Appello. Questa scelta comporterà sicuramente spostamenti e conseguenti ampliamenti dell’organico della magistratura giudicante in dette sedi per far fronte all’aumento dei processi, i quali verrebbero celebrati automaticamente, già dalla fase dell’udienza preliminare, nella sede di Corte d’Appello della DDA che ha istruito l’indagine principale. Non vogliamo creare ulteriori sezioni specializzate, l’esigenza è piuttosto quella di avere giudici con esperienza e sedi idonee a sostenere procedimenti penali che spesso hanno una lunga serie di imputati, i cosiddetti ‘maxiprocessi’ che comportano spesso risorse e competenze maggiori rispetto a quelle che abbiamo ad oggi nei singoli capoluoghi di provincia sprovvisti di una sede di Corte d’Appello.

Nel programma del M5S la giustizia è al servizio dei cittadini e tutti gli interventi in questa importantissima materia non saranno più finalizzati a tagliare e spuntare le armi, ma a migliorarne l’efficienza e la qualità. Maggiori risorse, personale e strumenti per fare in modo che i processi siano più veloci, le indagini più efficaci, la pena certa e tendente alla rieducazione. Con riforme semplici e chiare per far funzionare finalmente la giustizia e dare certezze ai cittadini onesti.