E’ cosa ovvia che persone in crisi nei propri Paesi, sia per guerre che per povertà, per i cambiamenti climatici, per lavoro e tanti altri motivi, si affannino alla ricerca di una vita migliore, correndo anche spaventosi pericoli pur di darsi una chance di riuscita e migliorare le proprie condizioni di vita appiattite sulla sopravvivenza.

L’immigrazione pertanto è un fenomeno che, se gestito male come sta accadendo in Italia, rischia di trasformarsi in una lotta sociale. Per questo motivo, tale questione va affrontata con pragmatismo e il M5S così ha fatto. Prima di entrare nel merito voglio precisare che non credo che la soluzione sia quella di “sparare ai barconi” o “respingere tutti” ne tantomeno quella di far “entrare tutti” tanto c’è “spazio per tutti”, occorre trovare una soluzione equilibrata nel rispetto di tutti, nativi o meno.

A chi dice che il M5S non ha una posizione voglio ricordare che le nostre proposte, votate in una mozione, risalgono al 18 dicembre 2014, un mese dopo Mafia Capitale che, come è noto, ha scoperchiato il caso del business dietro la questione accoglienza. “Con i migranti si fanno più soldi che con la droga”, si legge in una intercettazione e questo ci deve far capire come funzionano le cose. Ma andiamo per ordine.

Innanzitutto, le pratiche burocratiche legate al richiedente asilo che arriva in un Paese, secondo il trattato di Dublino, devono essere gestite dal Paese di primo approdo. Il tempo medio europeo di gestione è 6 mesi (la legge dice 2 mesi), mentre il tempo medio italiano è 2 anni. Perché secondo voi?

Perché con Mafia Capitale ci si fanno i soldi. La permanenza nei CIE e nei CARA costano allo Stato dai 35 ai 50 euro a migrante, soldi che vanno a chi gestisce la struttura e non al richiedente asilo. Pensate un po’ se invece di 6 mesi il migrante resta due anni. Sono 25 mila euro invece che 6 mila euro circa. L’immigrato invece prende 2,5 euro in media, il cosiddetto pocket money, che viene dato ai migranti per le piccole spese quotidiane, dalle ricariche telefoniche per chiamare i parenti, alle sigarette, alle piccole necessità come comprarsi una bottiglia d’acqua o un caffè.

Come agire quindi? In primo luogo occorre superare “Dublino” e dividersi gli immigrati. In Italia sono arrivati circa 250 mila immigrati su una popolazione di 60 milioni. Se prendiamo a riferimento la Turchia, Paese da 75 milioni di abitanti dove ne sono arrivati 2 milioni, siamo fortunati.

Il problema italiano ha due fattori: la gestione onesta e la concentrazione. Facciamo un esempio, a Mineo, un paese di 5mila abitanti, sono stati stipati 4mila immigrati e questo è un problema. Facciamo due conti 35 x 4000 sono 140 mila euro al giorno. Quindi evitare la concentrazione, la nostra proposta è la distribuzione diffusa dei migranti in rapporto di 1 a 1000. A Mineo, con la nostra soluzione, ci sarebbero stati solo 5/6 migranti e là i furbi non avrebbero fatto affari. Con questa soluzione i territori non sarebbero stravolti e nessuno avrebbe speculato. Domandatevi perché non è stato fatto così.

Altra cosa che non si sa, fin tanto che i richiedenti asilo vivono in questi “non luoghi”, dal punto di vista legale non esistono: non puoi lavorare, non puoi circolare e, qualcuno finisce nelle mani della Mafia.

Noi vogliamo istituire le quote immigrati. Significa che se arrivano 100 migranti, dopo averli messi in sicurezza, li dividi in maniera proporzionale tra i vari paesi fino al raggiungimento della quota massima, anche per il periodo di riconoscimento dell’asilo. In questo modo tutti i paesi, soprattutto quelli non di frontiera, collaboreranno per evitare stress ai paesi periferici.

Parliamo poi dei centri di identificazione e smistamento nei paesi di origine e di transito. Vogliamo istituire, nei paesi o vicino ai paesi in crisi, strutture gestite da organismi internazionali. Questo eviterebbe il traffico di esseri umani, perché esisterebbe una maniera legale per spostarsi.

Vi siete mai chiesti perché le persone salgono su un barcone a caro prezzo e rischiando di perdere la vita? Semplicemente perché non esiste un metodo legale per venire in Europa. Se esistesse una maniera legale per spostarsi, sparirebbero in un colpo gli scafisti. Pertanto chi si trova nell’illegalità non ha nessuna giustificazione e si può tranquillamente mandar via. Questa innovazione inoltre aiuterebbe tutti coloro che vorrebbero venire a lavorare in Europa con un visto di lavoro, una volta scaduto non avendolo trovato, torni a casa. A quelli che richiamano il reato di clandestinità, voglio ricordare che è tutt’ora in vigore, non sta funzionando e non può funzionare se non vi sono accordi bilaterale tra i paesi.

Chiaro è che non bisogna dimenticare gli italiani in difficoltà, per questo insistiamo sul reddito di cittadinanza e nel caso specifico dei territori italiani investiti dai flussi, concedere beni e servizi per le famiglie italiane per evitare tensioni tra italiani e migranti. Lo dobbiamo ricordare, un Paese in crisi economica è meno tollerante e ricettivo, occorre garantire agli italiani le condizioni di benessere necessarie affinché vivano meglio le relazioni con i migranti.

Con la questione immigrazione si deve parlare anche di scelte di politica estera. Tale questione sicuramente è la più complessa da gestire ma, come gruppo abbiamo idee chiare. Chi sono i migranti? Per lo più sono Siriani e Afgani, paesi dove, guarda caso, sono passati più caccia bombardieri. Chi dice no agli immigrati dovrebbe dire no anche ai bombardamenti. Quindi stop alle finte missioni di pace che all’Italia costano un miliardo di euro. Più cooperazione allo sviluppo è la soluzione. Occorre quindi anche vietare la vendita delle armi ai paesi che violano i diritti umani. In Italia esiste una legge, la n° 185/90, che però non dice nulla se le armi sono vendute smontate.

Ci dobbiamo ricordare che l’Europa nasce con la libera circolazione delle persone, poi delle merci e oggi, sembra che rimanga solo quest’ultima e non mi pare, tra l’altro, che sia una cosa tanto buona.