Il Movimento 5 Stelle come “secondo punto” del programma, dopo il “reddito di cittadinanza” mette al centro dell’agenda politica una “serie di misure” a favore della piccola e media impresa; tema che sembra lontana dall’agenda politica, forse perchè la piccola e media impresa è “libera” e non è manovrabile come le cooperative.

Istituzione del Fondo per il microcredito di Stato. Grazie alle restituzioni delle eccedenze sugli stipendi dei parlamentari M5S, è finalmente nato il Fondo per il microcredito che fa capo al ministero dello Sviluppo. Il nuovo strumento consentirà ad aspiranti imprenditori e a giovani imprese (fino a cinque anni di età) di ottenere un finanziamento fino a 25mila euro (35mila se si accetta il frazionamento del credito e si è in regola con le ultime sei scadenze di restituzione) a tassi agevolati e senza la necessità di garanzie reali. Il Mise ha stanziato 30 milioni che si aggiungono ai 10 milioni degli emolumenti dei portavoce del MoVimento. Considerando anche una piccola leva bancaria, la dotazione si avvicina ai 50 milioni. Il Fondo è di rotazione, dunque sarà costantemente alimentato dalla restituzione delle rate da parte dei beneficiari.

Proposta di legge per l’abolizione Irap in favore delle micro-imprese e delle start-up. Il M5S giudica l’Irap una tassa del tutto ingiusta perché colpisce il valore della produzione e non la ricchezza prodotta. Vorremmo abolirla per tutti, ma intanto abbiamo trovato 3,5 miliardi per cancellare l’imposta alle imprese più piccole, quelle che spesso hanno sofferto la crisi in modo particolare. La copertura arriva da un taglio alla “mangiatoia” dei contributi pubblici ai furbetti del settore privato che vivono soprattutto di sovvenzioni. Al tempo stesso abbiamo tolto i 300 milioni di euro dell’Imposta regionale sulle attività produttive che gravano in capo alle start-up innovative, coprendo la manovra con una riduzione delle agevolazioni fiscali meno importanti.

Proposta di legge di revisione delle aperture festive nel commercio. Secondo il M5S le liberalizzazioni selvagge degli orari del commercio, volute dal governo Monti, hanno arrecato un danno enorme ai piccoli esercizi di prossimità, senza incoraggiare i consumi. Dopo una faticosa mediazione con la maggioranza, si è arrivati a un progetto di legge un po’ meno coraggioso (proposta “Senaldi”), ma che comunque sarà utile, una volta approvato, a salvare la vita di molte piccole imprese che rendono più luminosi e più sicuri i nostri centri storici. Nella legge è previsto, inoltre, un fondo di sostegno da 18 milioni di euro in favore delle Pmi commerciali.

Compensazione tra cartelle Equitalia e crediti verso la Pa. Grazie al M5S ogni imprenditore che vanti dei crediti non riscossi verso le Pubbliche amministrazioni, potrà portarli a compensazione con eventuali debiti fiscali iscritti a ruolo. Si tratta di un contributo concreto nell’ottica di un più corretto rapporto tra Stato e contribuente.

Sospensione dei mutui per famiglie e imprese. Si tratta di una delle principali vittorie del M5S nella discussione dell’ultima legge di Stabilità. La misura prevede la facoltà, per famiglie e imprenditori, di recarsi in banca e chiedere la sospensione della quota capitale del proprio mutuo o prestito per il periodo 2015-2017. La banca non può negare questa facoltà e l’unico obbligo per il cliente è quello di continuare a versare gli interessi al tasso pattuito. La misura consente ai nuclei e alle aziende di trattenere quella liquidità che stenta a circolare nel sistema dell’economia reale (nonostante gli interventi della Bce). L’obiettivo è far ripartire consumi e investimenti.

Blocco della dinamica contributiva degli autonomi Inps. Dopo una dura battaglia il M5S è riuscito a rinviare l’ulteriore rincaro dei contributi previdenziali a carico dei titolari di partita Iva iscritti alla gestione separata Inps. L’aliquota è dunque rimasta al 27% quest’anno per salire progressivamente al 29% soltanto nel 2017. Una boccata d’ossigeno per molti autonomi.

Restituzione fondi pubblici per chi delocalizza. In legge di Stabilità il M5S si è preso anche cura del vero made in Italy: abbiamo infatti ottenuto una norma che prevede la restituzione dei fondi pubblici intascati dalle imprese che poi delocalizzano almeno il 50% della forza lavoro prima di tre anni da quando hanno ottenuto l’incentivo stesso.

La protezione del vero “made in Italy”. Il M5S ha combattuto per la reale italianità dei prodotti e contro il dumping delle multinazionali. Abbiamo chiesto, infatti, un giro di vite penale sul reato di “fallace indicazione” che oggi è punito solo a livello amministrativo. Insomma, si tratta di dare lo stop al falso made in Italy dei prodotti che, magari, vengono ideati e commercializzati in Italia ma, nel mezzo, hanno una filiera di produzione che li porta in Paesi nei quali i costi di produzione (e spesso anche la qualità) sono molto più bassi.

Ecobonus stabili. Il M5S ha chiesto ripetutamente la stabilizzazione degli ecobonus al 50% e soprattutto al 65% per la riqualificazione energetica degli edifici. E’ infatti necessario dare un orizzonte stabile e una prospettiva a chi vuole investire nella valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare.

I Certificati di credito fiscale (Ccf). Sempre nell’ottica di incoraggiare il settore delle ristrutturazioni e dell’edilizia sostenibile e di qualità, abbiamo presentato una innovativa legge sui Certificati di credito fiscale (Ccf). La norma consente al committente del lavoro di ricevere immediatamente l’agevolazione che altrimenti sarebbe spalmata su dieci anni. La misura favorisce anche pagamenti più tempestivi alle imprese edili. La norma è attualmente allo studio in commissione finanze.

Misure in favore delle start-up innovative. Sul fronte degli oneri burocratici, grazie al M5S è stata istituita la firma digitale per l’autentica dell’atto costitutivo e dello statuto, soluzione spesso più snella e meno onerosa del ricorso (che resta opzionale) al notaio. Inoltre, abbiamo agevolato l’emissione e l’uso di strumenti finanziari partecipativi. Abbiamo anche ottenuto di prorogare il regime di start-up innovativa da 4 a 5 anni. E soprattutto il M5S ha l’obiettivo di esentare questa tipologia di imprese dal pagamento dell’Irap. Abbiamo anche ottenuto l’istituzione di un portale istituzionale per i bandi di finanziamento pubblico per Pmi e start-up innovative. Puntiamo poi ad abolire il contributo minimale Inps per i soci amministratori e dipendenti, esborso che non rispecchia una base proporzionale, è fissato per legge e ammonta a circa 3600 euro l’anno, cifra troppo onerosa per le start-up. Il M5S chiede infine un sostegno del co-working come strumento per condividere idee e fare nascere nuove imprese: in tal senso abbiamo pensato di assegnare a questa tipologia di lavoro spazi non utilizzati presso immobili della Pa. Un modo intelligente di far rinascere edifici pubblici in disuso e improduttivi, accompagnando la creatività dei nostri giovani.

Il Fondo per il FabLab. Il M5S ha ottenuto l’istituzione di un fondo da 15 milioni (5 mln nel 2015 e 10 mln nel 2016) di euro per i distretti di FabLab. Siamo dunque all’avanguardia, sul fronte legislativo, per quanto riguarda il tema della manifattura digitale e delle stampanti 3D.

Statuto del contribuente in Costituzione. Il legislatore vessa i cittadini con norme fiscali contraddittorie, poco chiare e troppo mutevoli. Una schizofrenia regolatoria che catapulta nell’incertezza gli operatori economici, i quali avrebbero invece bisogno di stabilità per programmare attività e investimenti. Il M5S ha presentato una legge costituzionale che innesta nella Carta fondamentale alcuni principi del bistrattato Statuto del contribuente (trasparenza e irretroattività delle norme). Attualmente la maggioranza la tiene ferma.

La difesa delle “vere” Pmi. Il M5S ha cercato in tutti i modi di contrastare l’allargamento del Fondo di garanzia delle Pmi alle imprese fino a 499 dipendenti. Le piccole e medie imprese sono l’essenza del tessuto produttivo italiano e questa misura consentirà purtroppo alle banche di scaricare sul Fondo anche operazioni speculative compiute con imprese decisamente più grandi. Il governo ha deciso il contrario, deprimendo così fondi per le vere piccole e medie imprese.

La definizione di autonoma organizzazione. Nella Delega fiscale il M5S ha fatto inserire un vincolo per il governo in relazione alla definizione di ‘autonoma organizzazione’, in modo da escludere dall’assoggettabilità Irap professionisti, artisti e piccoli imprenditori.

Regime dei minimi. Il Movimento 5 stelle ha presentato una proposta di legge per il regime delle piccole partite IVA, cioè quelle considerate tali, oggi, con fatturato fino a 30.000 euro. Attualmente il regime vigente prevede che dal sesto anno in avanti una piccola impresa sia destinata alla tassazione ordinaria, passando, così da un’aliquota super agevolata del 5% a (circa) il 50%. Questo passaggio è una delle cause della chiusura di molte attività. Il Movimento propone, invece, oltre che un aumento della soglia di fatturato a 40.000 euro, una tassazione unica al 5% per i primi 5 anni di attività e al 15% dal sesto anno in avanti. Il Governo ha bocciato la proposta.

Aliquota fiscale per le piccole partite IVA. Il Movimento 5 stelle è riuscito a bloccare l’aumento forzoso dell’aliquota fiscale per le piccole partite IVA nei primi anni di vita. Il Governo in legge di stabilità voleva infatti portarla dal 5% al 15%. Grazie ad un emendamento del Movimento 5 stelle anche per il 2015 le nuove partite IVA potranno continuare ad avvalersi della vecchia aliquota agevolata al 5%.