Quella che fino a pochi mesi fa si sarebbe risolta come un’occupazione simbolica dei binari della stazione di Terni – con una gestione controllata e pacifica da parte delle forze dell’ordine e in linea con quanto fatto numerose altre volte durante il corso degli anni – è diventata l’occasione per una chiara dimostrazione di forza nei confronti degli Operai e della cittadinanza.
I lavoratori stavano difendendo non solo il loro posto di lavoro, la loro dignità e quella delle proprie famiglie, ma anche un complesso industriale che, con l’indotto, genera oltre un terzo delle esportazioni umbre. Ma stavolta c’è stato un fatto inedito: le cariche della polizia sui manifestanti.
Nel giro di poche ore abbiamo assistito ad un susseguirsi di notizie e versioni dei fatti confuse e contraddittorie, “Ombrello si ombrello no”, che hanno posto al centro dell’attenzione il Sindaco della città di Terni a cui va la nostra solidarietà. E’ importante sottolineare che il Sindaco era senza fascia tricolore, e ci auguriamo che il caso avrebbe avuto la stessa risonanza per la sua gravità a prescindere dal nome o dal ruolo istituzionale della vittima. Tra l’altro, ricordiamo che i cittadini feriti sono stati più di uno.
Cittadini che stanno perdendo il posto di lavoro in una città dove non ci sono alternative occupazionali e che ormai vive in uno stato emergenziale cronicizzato, in cui le emergenze del lavoro si aggiungono alle criticità ambientali.
Fanno ben sperare le dichiarazioni del prefetto di Terni sulla necessità di una gestione più flessibile dell’ordine pubblico e di un approccio diverso, che sia, speriamo, a difesa dei cittadini e dei beni comuni e non più a protezione di interessi lobbistici ed economici delle multinazionali.
Ma In questo frangente, ribadiamo che il M5S propone di inserire codici identificativi individuali sulle divise e i caschi degli appartenenti alle forze dell’ordine preposte a far rispettare le leggi e mantenere l’ordine pubblico: ci auguriamo che tutte le forze politiche, appoggeranno tale proposta, che così potrebbe diventare in breve tempo legge, verso un rinnovato Stato di diritto.
Una riflessione va doverosamente fatta sui motivi per i quali i lavoratori stavano manifestando. L’acciaieria di Terni è un fiore all’occhiello dell’industria siderurgica mondiale, l’acciaio che produce è fra i migliori del mercato.
Le acciaierie stanno a terni come la fiat stava a Torino, è una storia che inizia in italia e sembra finire all’estero, come già accaduto ad altre eccellenze italiane: un connubio che inizia nell’800, attraversa i secoli e privatizzazioni , fino ad arrivare ai tempi recenti col passaggio ai tedeschi e poi alla cessione di un ramo d’azienda a una multinazionale finlandese e in queste ultime ore la storia di AST di intreccia con l’Unione Europea e il piano d’azione per la siderurgia: Terni è direttamente interessata in quanto è uno dei principali siti produttori di acciaio inossidabile e ora oggetto di mire di spacchettamento e cessione di segmenti produttivi a cessionari diversi.
Mancanza di fondi per gli adeguamenti infrastrutturali, incapacità di alcuni enti locali e la miopia dell’ Unione Europea inabile a comprendere come nel settore siderurgico la competizione ormai travalichi i confini comunitari per diventare geopolitica, stanno portando questa industria fondamentale per il già martoriato tessuto produttivo italiano verso una dismissione forzata, dai contorni indistinti e priva del riconoscimento del carattere di integrazione che il sito ternano vanta come ulteriore fiore all’occhiello.
Bisogna porre limiti al profitto che calpesta la dignita’ umana, togliere la licenza di chiudere alle multinazionali, vincolare le aziende al territorio con patti di scambio: piu’ posti di lavoro per i cittadini meno tasse per le aziende.
ci vuole un piano di ricostruzione industriale ed agricola con un progetto a lungo termine che individui le eccellenze nazionali e le tuteli con una legislazione forte, immediata ed innovativa che sostituisca l’obsoleto pacco legislativo antecedente.
Il vero problema è l’assenza di un progetto di ricostruzione per questo paese, all’interno del quale si pongono alcuni interrogativi che porremo anche nelle giuste sedi, cioè:
Si intende considerare le acciaierie di Terni come strategiche all’interno di un piano industriale nazionale? Come si intende tutelare l’occupazione ed evitare la delocalizzazione? “
– e concludo – con un forte messaggio al Governo, per affermare che la comunità ternana e umbra tutta non si farà calpestare da nessuno: Terni difenderà con ogni mezzo la propria città e i propri cittadini dalla brutalità e dalla violenza non solo dello Stato, che invece di essere protettore, sembra sia stato persecutore in questa triste vicenda, ma anche dal cieco interesse degli apparati politico-finanziari che depredano, disumanizzano, umiliano territori e popoli.