Il governo Renzi ritiene che il decreto appena convertito sia una risposta efficace nella lotta al terrorismo internazionale, secondo noi, purtroppo, le norme che stiamo convertendo in legge, non assolvono a questo scopo.

Secondo l’annuale ricerca pubblicata dall’Institute for Economics and Peace sul terrorismo globale (Global Terrorism Index) le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell’11 settembre 2001 ad oggi, nonostante la “guerra al terrore” lanciata dagli USA e i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e in operazioni antiterrorismo in giro per il mondo, mentre, se guardiamo al 2000 le vittime del terrorismo sono state 3.361, mentre lo scorso anno il numero è salito a 17.958.

Altra cosa da sapere è che negli ultimi 45 anni l’80% delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato all’inclusione e alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici, mentre soltanto il 7% è stato eliminato dall’uso diretto della forza militare. I media però, al posto di spiegare queste cose, incalzano con video di assassini, decapitazioni pubbliche, minacce al mondo occidentale in full HD, ed oggi, giorno in cui il parlamento dovrebbe rispondere con atti concreti a questa legittima esigenza di sicurezza, mi sarei aspettato la stessa attenzione nella diffusione delle vostre fragili ed inconsistenti soluzioni. La soluzione del problema è come integrare l’Islam nei processi di globalizzazione in modo non conflittuale,  invece stiamo assistendo ad un atto di prevaricazione politica a danno della privacy dei cittadini che, una forza come la nostra non può e non potrà mai accettare.

Proposte concrete sarebbero state: l’utilizzo di software di analisi per monitorare i siti e non chiuderli se “peccaminosi” dopo inserimento in una black list e il rafforzamento della sicurezza interna con risorse idonee. Occorre dare alle forze di polizia mezzi e strumenti adeguati, coordinare meglio le interazioni tra forze di polizia, autorità giudiziaria e servizi informativi e incrementate la cooperazione con gli altri paesi. In questo decreto quanto detto non è presente.

L’articolo 2 del decreto, ad esempio, rappresenta un vero e proprio attacco alla libertà di espressione mentre la capacità di incisione sul terrorismo è bassissima, dato che nella stragrande maggioranza dei casi, come non hanno mancato di sottolineare gli auditi, è molto più utile mantenere attivo un sito di matrice terrorista per poterlo monitorare ed acquisire informazioni precise al riguardo. Infatti, con questa norma, verranno bloccati i siti legali, mentre quelli illegali o verranno immediatamente riaperti sotto differenti sembianze o semplicemente continueranno ad esistere attraverso sistemi, come la rete Tor, che permettono il traffico anonimo in uscita e la realizzazione di servizi anonimi nascosti. Il vero problema del terrorismo in rete non è l’Internet che tutti conosciamo, ma piuttosto la cosiddetta darknet ovvero il mondo sommerso e non tracciato dove avvengono reclutamenti, scambi di informazioni, diffusione di video, dove vengono scambiati accordi magari per il traffico di armi o di droga, anche perchè l’Internet che noi conosciamo contiene circa il 20 per cento delle informazioni di pubblico dominio.