Cos’è il DEF ? Visto che ne discuteremo in settimana vi voglio informare sulla “storia” di questo documento.
Prima della Strategia Europa 2020, c’era quella di Lisbona, scritta nel 2000 che aveva come obiettivo che nel 2010 l’Europa divenisse l’area più competitiva del mondo, sostenendo l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale; occorreva raggiungere nell’arco di dieci anni un tasso di occupazione medio europeo pari al 70%; un tasso di occupazione femminile pari al 60%; un rapporto tra spesa per investimenti in ricerca e sviluppo della UE nel suo complesso e PIL non inferiore al 3 per cento. Per conseguire gli obiettivi, il piano varato dal Consiglio europeo straordinario del marzo 2000 indicava un cammino di riforme e di adempimenti da perseguire in numerosi campi entro tempi prestabiliti, quindi ogni Paese doveva presentare alla Commissione un Piano Nazionale di Riforme. Fino al 2010 la redazione del PNR dell’Italia è stata curata dal Dipartimento Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con compiti di coordinamento rispetto alle altre amministrazioni. Nel 2011, con il passaggio dalla Strategia di Lisbona a Europa 2020 e l’istituzione del Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, il PNR, ai sensi della L. 7 Aprile 2011 n. 39, è confluito nel Documento di Economia e Finanza (DEF) e ne costituisce la sezione III ed è curata del Dipartimento del Tesoro, d’intesa con il Dipartimento delle Politiche europee. Il DEF definisce annualmente gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla Strategia “Europa 2020”. In tale ambito sono indicati: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell’eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell’economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell’occupazione. Il DEF è quello di permettere al Parlamento di conoscere con anticipo le linee di politica economica e finanziaria del Governo; quest’ultimo è politicamente impegnato a redigere il successivo bilancio annuale secondo i criteri scaturenti dal dibattito parlamentare.