Non soltanto mancano le coperture strutturali, ma sull’altare degli 80 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti il governo ha deciso di sacrificare persino il settore delle rinnovabili.
In pochi l’hanno notato, ma il decreto Irpef, all’articolo 22, contiene una stangata al reddito di cui beneficiano le aziende agricole che producono energia pulita. In pratica tutti gli introiti derivanti dalla produzione da fonti complementari saranno tassati al 25%, mentre finora tali entrate costituivano “reddito agricolo” e quindi potevano godere della tassazione attraverso la rivalutazione delle rendite catastali, una tassazione molto più bassa.

Il decreto Irpef, all’articolo 22, mette sul piatto della bilancia 33,8 milioni per quest’anno e 45 milioni di euro a regime per un totale di 120 milioni euro nel triennio prelevandoli dalle rinnovabili agricole.
Certamente non ci saremmo aspettati una carbon tax che andasse a sanzionare le emissioni inquinanti delle centrali a carbone, perchè De Benedetti non avrebbe gradito, ma qualcosa con una minima ratio magari sì.

Nessuno nasconde che sotto i redditi agricoli oggi esistono impianti fotovoltaici posizionati a terra magari su colline sottratte alle produzioni viti-vinicole di eccellenza di potenze spropositate rispetto ai consumi aziendali, nessuno nasconde che esistono impianti a biogas ubicati in realtà contadine dove l’approvvigionamento di liquami e mais non è minimamente proporzionato alla superficie coltivata, in questi casi sarebbe necessario valutare la copertura dei fabbisogni delle realtà agricole e penalizzare quelle che sono evidentemente delle speculazioni agricole.

Ma è sotto agli occhi di tutti che esistono impianti rinnovabili dimensionati alle realtà agricole, magari su serre florovivaiste o coperture di capannoni, stalle e stabilimenti produttivi agricoli che sono il frutto di investimenti da parte di quegli imprenditori di piccole medie imprese per attività proporzionate alla dimensione aziendale. Ci chiediamo quindi se la tutela tanto sbandierata delle PMI di qualità agroalimentari non sia ormai ridotta ad una mera propaganda televisiva che viene costantemente smentita nei fatti.

Il Movimento 5 Stelle lavorerà per attuare quei principi di discrezione che vadano a separare chi ha investito nella propria attività agricola ammodernandola con l’avvento di produzioni energetiche dimensionate al proprio fabbisogno e invece chi abbia realizzato impianti speculativi ben lontani dai fabbisogni aziendali e pertanto esterni ad un logica agricola e giustamente tassabili come qualsiasi altra realtà produttiva.

Ecco le nuove tasse da cui il premier prende i soldi per le sue promesse elettorali. Il decreto Irpef rischia di avere effetti devastanti su un settore che ora vede messi in discussione i suoi programmi di investimento e il fondamentale apporto del credito bancario.