Il negoziato commerciale tra USA e UE, meglio noto come TTIP, è condotto nella massima segretezza, ma le poche notizie che trapelano sono allarmanti tanto che, se i negoziatori non rivedranno i punti salienti dell’accordo, proporremo di fare ricorso al Comitato europeo dei diritti sociali.
Il libero accesso al mercato non può voler dire mettere in discussione le tutele sociali che l’Europa ha conquistato negli anni e che l’America neanche conosce. Pensare che una azienda possa citare in giudizio uno Stato e adire un tribunale terzo internazionale significa sì proteggere l’investitore, ma chi protegge poi le comunità locali ? Non si può risolvere una disputa senza che ciascuna parte possa presentare le proprie osservazioni e senza la possibilità di ricorrere ad un organo di appello; il TTIP è una operazione gigantesca che va molto al di là della creazione di una area di libero scambio e il suo impatto è destinato a cambiare per sempre il commercio internazionale.
Personalmente, non sono per definizione contro la liberalizzazione degli investimenti; sarebbe come dire non cogliere le opportunità, ma il fatto è che non giochiamo tutti con le stesse regole e quindi in questo caso occorre dire no.
Una cosa è certa, questo trattato ci preoccupa, anche alla luce della crisi economica che sta devastando le nostre aziende; gli americani vengono da anni di deregulation, come si concilierà questa cosa, che è anche una “forma mentis” oltre che un dato di fatto, con un mercato europeo iper-regolato? Noi vogliamo essere consapevoli di quello che succederà, per poterci difendere preventivamente, ma le forze economiche, appoggiate dai Governi, non vogliono dircelo e noi che ad oggi siamo gli unici ad avere denunciato in Aula questa preoccupante trattativa tra l’UE e gli USA, la prossima settimana lo chiederemo direttamente all’Europa.