Dopo lo scivolone da 1,16 a 1,1370 dollari di giovedì, ieri la moneta unica si è ulteriormente deprezzata sul dollaro. Dopo una partenza in area 1,1360 il cambio ha registrato un forte scostamento al ribasso a metà giornata che lo ha portato a toccare un minimo di seduta a 1,115 dollari: la moneta unica viaggia sui livelli di 11 anni fa, alla faccia di coloro che difendono l’euro dicendo che “è una moneta forte e per questo la dobbiamo difendere dall’antipolitica”.

Oltre che la svalutazione del cambio, che farebbe aumentare le esportazioni, tra gli obiettivi del piano della Bce c’è quello di liberare risorse per l’economia reale. Con il Quantitative Easing (Qe)  in teoria i bilanci delle banche dovrebbero essere alleggeriti dai titoli di Stato. La scommessa è che una fetta della liquidità che queste ricevono in cambio dei titoli di Stato possa servire per dare credito a famiglie imprese. Ma, la domanda sorge spontanea, si fideranno le banche a erogare crediti? Se non fosse così il piano fallirà. Altra questione, avrà un effetto temporaneo o stabile nel tempo? Staremo a vedere!

Ad ogni modo, con questa “mossa”, Draghi ci dà ragione. Come sapete noi chiediamo l’uscita dall’euro per avere una moneta più svalutata e una banca centrale che possa tornare a comprare i titoli del Tesoro, chiariamoci meglio, quello che stà succedendo e i dati lo dimostrano, è che l’euro da un anno a questa parte si è svalutato di circa il 14% e non mi sembra che ci sia stata una catastrofe, questo lo voglio dire per i detrattori della svalutazione; con il Qe,  l’euro si deprezzerà ancor di più (vedi i dati di oggi) e la maggior parte del rischio (l’80%) passerà alle banche centrali; nella pratica Bankitalia si accollerà i rischi dei nostri titoli. Questo è esattamente quello che vogliamo noi ma, oramai sono anni che parliamo di una Banca di Stato, lo vorremmo fare con una moneta nostra, cosa che farebbe risollevare i consumi interni di prodotto italiani rispetto a quelli comunitari, operazione che la manovra Draghi non favorirebbe: forse aumenterebbero i consumi, ma la bilancia dei pagamenti andrebbe ancora più in rosso.