Onorevoli colleghi!
siamo particolarmente soddisfatti di aver portato all’attenzione di quest’aula e del Governo, la questione della revisione dei trattati Ue e quindi delle modalità di appartenenza del nostro Paese all’unione; sappiamo bene che in questa fase di crisi economica “la questione europa” è molto sentita da tutti i cittadini, sia da quelli che ci hanno dato fiducia, accordandoci il loro voto, sia – lasciatemelo dire – da tutti gli altri….(basta uscire da questo palazzo e ascoltare le persone per avere conferma di questo…)
Chiariamo un punto: noi non siamo contrari all’unione europea, siamo contrari a questo tipo di unione ed è innegabile che, ovunque, anche tra i più euro favorevoli, si percepisce un marcato malcontento….
Il calo della fiducia nelle Istituzioni europee, per non parlare nell’euro, dilaga come un virus: il sud europa lamenta la camicia di forza imposta dalle politiche di austerità, il nord accusa il fallimento nel controllare le politiche degli Stati indebitati…questa unione è in crisi irreversibile di legittimità…i cittadini la percepiscono come una entità astratta, lontana, sinonimo dei poteri forti e non conoscono – e io mi chiedo come potrebbero visti i complessi meccanismi – le decisioni prese a Bruxelles.
Che questi problemi si risolvano con “più austerità e più europa, più DI QUESTA europa” ormai non ci crede nessuno, a parte il personale di Bruxelle e alcuni politici tedeschi…
Riporto dei numeri per dimostrare che quanto dico non è frutto di pregiudizio o demagogia… è noto che i disoccupati nell’Ue hanno superato i 20 milioni, di cui 19 solo nella zona euro e oltre 3 milioni in Italia;
Sono stati stanziati 4000 miliardi per salvare le banche e la loro finanza virtuale, ma se i cittadini provano a dire che con 500 euro di pensione si vive male li mettono a tacere perché i tagli è l’Europa a chiederli…..
Ma a fronte di questo, siamo tutti veramente convinti che anche solo ipotizzare la fine dell’euro sia così impensabile?
Sono certo che nessuno dei presenti in questa aula e nessuna persona di buon senso, ritenga convintamente che si possa continuare con questa distruzione di ricchezze umane e materiali. E’ evidente che le politiche di austerità in nome della stabilità dei bilanci pubblici non funzionano. …ma, poi, chi le decide?
Colleghi, diciamo la verità….l’integrazione europea è nata ormai più di 50 anni fa come un progetto sperimentale, sulla base di alcuni onorevolissimi propositi imposti da un dopoguerra che vedeva l’Europa ridotta ad un cumulo di macerie …..poi però questo progetto si è sviluppato secondo logiche e dinamiche che nessuno dei padri fondatori, poteva – né avrebbe voluto – immaginare. Si è formata una unione svincolata da qualsiasi partecipazione democratica che funziona secondo un meccanismo “mortale” – costruito ad hoc – nella più totale sottovalutazione della classe politica e senza mai un accenno di discussione né parlamentare né tanto meno sociale… E poi ci lamentiamo se essa è in crisi di legittimità???se la gente non si riconosce in QUESTA europa?
La verità è che l’europa è governata da un meccanismo istituzionale che non consente alcuna partecipazione, ne margini di manovrabilità dal basso. Decide il personale tecnico-politico transnazionale che, attraverso i trattati, elude sempre più marcatamente la via della partecipazione democratica, del consenso…. della condivisione…Questo è il motivo per cui l’integrazione fallisce. . . . perché una integrazione senza partecipazione popolare – lungi dall’arricchire – è una semplice omologazione che distrugge le identità e soprattutto le potenzialità, e qui basta ricordare l’ormai annosa questione della etichettatura d’origine del nostro agroalimentare….
Solo un accenno al recente patto di bilancio europeo, meglio noto come patto fiscale, che se mai fosse rispettato – come hanno detto alcuni autorevoli economisti – assicurerebbe all’Italia una o due generazioni di miseria…. È un trattato internazionale che contiene, tra le altre, la regola, del pareggio di bilancio. Cioè, capiamo bene, contiene norme vincolanti per l’Ue ma non fa parte del corpus normativo dell’Ue. Ma di che stiamo parlando? Ma come si può pretendere di spiegare questo ai cittadini?
Signor presidente, il sogno europeo è svanito perché non basta più dire di volere più Europa: bisogna dire che tipo di Europa si vuole e perché. Non basta più dire che l’Europa è necessaria perché garantisce la pace tra i suoi membri, perché oggi è cambiato il modo di fare la guerra e le guerre non si combattono più con le armi ma a colpi di spread e di politiche economiche che tolgono ai cittadini per dare alla finanza internazionale. ….E’ questa la verità.
Ma veniamo a questa mozione …..che è una diretta conseguenza di questo tipo di europa e cioè l’assurdo meccanismo per cui alcuni Paesi membri hanno ingiustificatamente trattamenti diversi di altri….
Sfatiamo il mito – o la convinzione – che il progetto europeo sia sempre stato voluto da tutti. L’Inghilterra lo sappiamo bene, ha sempre guardato con un certo scetticismo a questa forma di integrazione che si andava costituendo….eppure ne fa parte e ne condiziona gli sviluppi ma solo ed esclusivamente se “farne parte” conviene agli interessi inglesi…ma è questa l’integrazione solidale e federale a cui pensava Spinelli ? No, non è questa. …Contrariamente allo spirito dei padri fondatori questa unione delle politiche di austerità e dei trattati irriformabili dal basso è il frutto di divergenze ed egoismi nazionali che poi alimentati dal diverso grado di sviluppo delle economie hanno contribuito a costruire una integrazione vantaggiosa per alcuni e svantaggiosa per altri…dove le regole valgono per alcuni ma non per tutti. .. . Bisogna dirlo, ci sono membri di questa unione che fin dall’inizio hanno mostrato perplessità sul progetto europeo e la loro posizione è stata impeccabilmente coerente…per cui ogniqualvolta i partner europei hanno mostrato l’intenzione di fare un altro passo sulla strada dell’integrazione hanno utilizzato la loro presenza per frenare e dirottare, e mi riferisco ancora alla Gran Bretagna!
Londra ha chiesto ed ottenuto un trattamento privilegiato non solo sulla Politica Agricola Comune ma si è opposta – finché ha potuto – all’Atto unico europeo, ha chiesto ed ottenuto di non partecipare all’euro quasi fosse un’onta per la sterlina nazionale (ma la Banca di Inghilterra ha una quota rilevante della BCE – circa il 16%) , non ha aderito al trattato di Schengen, non ha accettato il mandato di cattura europeo, non ha approvato il dissennato fiscal compact……. dice no alla tassa sulle transazioni finanziarie perché nulla deve intaccare il ruolo della city nel mondo…..
Insomma non è possibile che ci siano membri di serie B e membri di serie A le cui resistenze nazionali all’integrazione si traducono in vere e proprie clausole di salvaguardia recepite nei trattati.
Colleghi, questa europa sta in piedi perché i cittadini non la conoscono e non gli è dato conoscerla, altrimenti mai l’approverebbero.
Quanti cittadini sanno che l’Italia, per un assurdo meccanismo, che pare irriformabile, è un contribuente netto al bilancio dell’Unione, cioè versa più di quanto riceve sotto forma di aiuti diretti all’agricoltura e fondi strutturali, nonostante la sua economia sia più in crisi di quella di altri membri ?
Quanti cittadini sanno della tradizionale revisione degli squilibri di bilancio denominata “correzione britannica” che consente al Regno Unito il rimborso di un importo pari al 66% della differenza tra il suo contributo al bilancio Ue e l’importo ottenuto dallo stesso bilancio, comportando, di riflesso, un ulteriore onere finanziario a carico degli altri Stati membri tra cui l’Italia?
Questo meccanismo di sconto a favore della Gran Bretagna, noto come “rebate” che tra l’altro non ha data di scadenza, si fonda sulla decisione del Consiglio europeo di Fontainebleau del 25/26giugno 1984, con la quale si stabilì, che “… ogni Stato membro con un onere di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa potrà beneficiare di una correzione a tempo debito”. Ripeto “ogni Stato membro” ma fino ad ora nessun altro stato membro ha beneficiato di tale correzione, nonostante il dichiarato carattere generale della decisione del Consiglio di Fontainebleau. Le conseguenze che derivano agli interessi italiani da tale disposizione sono rilevanti considerato che Roma e Parigi da sole contribuiscono a versare a Londra la metà dell’importo complessivo del “rebate” .
Ma c’è altro: gli accordi presi a Fontainebleau erano motivati da un consistente stanziamento di risorse comunitarie a titolo dell’allora nascente Politica Agricola Comune e tali da poter giustificare particolari agevolazioni concesse ai Paesi con scarsa vocazione agricola come la Gran Bretagna; nel corso del tempo, come noto, la spesa agricola dell’Unione europea si è notevolmente ridotta.
L’accordo sulle prospettive finanziarie 2014-2020 raggiunto lo scorso febbraio, conferma che gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continueranno ad applicarsi; allora Signor presidente, magari nell’attesa che alcuni membri escano dall’ambiguità e decidano di stare in Europa a pieno titolo e non solo perché gli conviene… noi chiediamo l’impegno del Governo a mettere all’ordine del giorno dell’agenda europea e di questo semestre di presidenza italiana, la revisione degli accordi di Fontainebleu ed adeguati correttivi al bilancio comunitario al fine di eliminare lo squilibrio a carico del nostro Paese.
Signori, e vengo alla coclusione, se non vengono ridiscussi i termini dei trattati europei non ha senso parlare di crescita economica e di rilancio dell’Unione; e concludo, dicendo questo a titolo personale, che nessuna Unione è auspicabile quando si fondi sul sacrificio della libertà. le regole europee vanno cambiate….le decisioni non possono essere prese contro le maggioranze elette.