Un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale si appresta a mettere mano alla Costituzione.
È utile ricordare che, coerentemente con quanto espresso nella sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, le «delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione» non possono essere svolte da Camere elette con disposizioni solennemente giudicate al di fuori dei principi democratici e costituzionali. Sono stati messi in luce gli aspetti inquietanti dell’assetto istituzionale che viene così disegnato, ne sono state illustrate le incoerenze e i risvolti incontrollabili, i tanti aspetti paradossali che incredibilmente si vorrebbero introdurre nel Testo costituzionale.Questa riforma è inoltre intempestiva, perché non è ancora stata definita la riforma elettorale che, nella forma già approvata dalla Camera, ma ancora non definitiva, sarà fondata su princìpi iper-maggioritari.
Queste pur brevi considerazioni sarebbero di per sé sufficienti a giustificare un sostanziale rifiuto del MoVimento 5 stelle verso qualsiasi partecipazione a questo scempio,ciononostante, con grande senso di responsabilità, abbiamo ritenuto doveroso presentare proposte emendative con lo scopo, da un lato, di contenere il più possibile la portata demolitoria che la riforma produce su alcuni dei principi fondanti della nostra Costituzione e, dall’altro lato, provare a recupera il gap di delegittimazione tra questo Parlamento e la comunità civile.
La prima parte degli emendamenti mira semplicemente a mantenere, attraverso una serie di proposte, un Parlamento che, pur nella differenziazione delle attribuzioni conferite alle due Camere, mantenga tuttavia una investitura popolare diretta per entrambi i suoi rami. Noi riteniamo che la riduzione dei costi della politica possa avvenire in modo molto più efficace se si mantiene la democrazia dell’elezione, attraverso il dimezzamento del numero dei parlamentari ma con il mantenimento di due Camere elette dal popolo, che possano controllarsi a vicenda e, quando necessario, correggere l’una gli errori dell’altra.
Gli emendamenti del M5S tendono al recupero delle funzioni del Senato attraverso il miglioramento dell’impianto dell’art.10 del disegno di legge costituzionale relativo al procedimento legislativo, con proposte che mirano ad estendere le leggi bicamerali alle leggi riguardante l’attuazione di obblighi internazionali, che ormai sono parte preponderante dell’attività del Parlamento; che prevedono una generale estensione, al Senato, dell’esame di leggi attinenti i diritti e le libertà fondamentali nonché la competenza del Senato nella fase ascendente e in quella discendente di formazione e attuazione del diritto dell’Unione europea; che riducono, da un terzo a un quarto, il numero dei senatori richiesto per deliberare l’esame delle leggi approvate dalla Camera.
Abbiamo dovuto intervenire per riaffermare il principio che l’autonomia delle Regioni deve essere alla base di tutte le scelte politiche. Sembra paradossale che dopo anni in cui i diversi orientamenti politici si sono diretti contro un accentramento del potere statalista, a favore invece di un’autonomia e una responsabilizzazione delle Regioni, questa riforma della Costituzione abbia declassato, nei fatti, le Regioni a semplici enti amministrativi.
Per porre al centro dell’interesse la reale connessione tra corpo elettorale e attività legislativa, che nulla hanno a che vedere con le proposta che sono contenute nel disegno di legge di iniziativa governativa, abbiamo proposto alcuni modi per aprire un serio canale di interlocuzione con i cittadini, tramite consultazioni vere e produttive, con la previsione di nuovi e ulteriori di tipologie di referendum (non solo abrogativo ma altresì propositivo e consultivo).
Abbiamo introdotto obblighi sulla trasparenza nelle elezioni di alcune tra le più alte cariche dello Stato, i giudici della Corte costituzionale, certi che il modo migliore per scegliere le persone chiamate a ricoprire funzioni che servono a tutelare i diritti costituzionali sia quello di renderle pubbliche in modo che tutti possano valutarle prima della loro elezione in Parlamento.
Abbiamo voluto evidenziare la supremazia della Costituzione repubblicana sulle leggi di derivazione europea. L’Unione europea non è necessariamente incompatibile con la nostra democrazia costituzionale: lo è quando, come purtroppo è attualmente, non è fondata su basi costituzionali e democratiche, dall’assenza delle quali deriva in massima parte l’insieme di fattori che impediscono di rispondere alla crisi in nome di regole e logiche rivelatesi fallimentari.
Da ultimo, abbiamo potenziato e ampliato notevolmente, in ogni modo possibile, i meccanismi di garanzia dei diritti e delle prerogative delle minoranze presenti in Parlamento, in particolare elevando il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica, in modo che non sia possibile eleggere un Capo dello Stato di una parte sola nonché attribuendo alle minoranze parlamentari la facoltà di ricorrere direttamente alla Corte costituzionale per impedire le violazioni delle procedure poste a garanzia del procedimento legislativo e la violazione dei diritti costituzionali di tutti da parte della maggioranza parlamentare.